Apertura

A Roma un museo dedicato al prof Antonio Maglio, fondatore del Centro paraplegici Ostia e delle Paralimpiadi

Un museo dedicato al prof Antonio Maglio fondatore del Centro paraplegici di Ostia nel ricordo degli oggetti esposti e della moglie che gli è stata accanto per una vita

Un museo dedicato al prof Antonio Maglio fondatore del Centro paraplegici di Ostia ha preso forma nella sede dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail) di piazzale Pastore a Roma dove gli è stato intitolato anche l’Auditorium nell’ambito di una manifestazione intitolata “Recuperare la vita vera”.

Un museo dedicato al prof Antonio Maglio fondatore del Centro paraplegici di Ostia nel ricordo degli oggetti esposti e della moglie che gli è stata accanto per una vita

Il medico, nato al Cairo nel 1912 e scomparso a Roma nel 1988 all’età di 76 anni, oltre a essere stato il fondatore del Centro Paraplegici di Ostia è anche il padre delle Paralimpiadi che debuttarono sotto l’egida della bandiera a cinque cerchi a Roma nel mese di settembre del 1960, dopo la conclusione della XVII edizione dei Giochi olimpici.

Maglio, trasferitosi a Bari all’età di 17 anni, si laureò in medicina nel 1935 e tre anni dopo venne assunto dall’Inail dove iniziò ad occuparsi del recupero di persone affette da gravi lesioni dl midollo spinale. Il 23 maggio del 1957 fondò a Ostia il Centro paraplegici di Villa Marina di cui fu nominato direttore Sanitario.

L’istituto si occupava di infortunati provenienti da tutte le regioni d’Italia e Maglio, prendendo spunto dagli studi e dalle sperimentazioni effettuate dal neurologo Ludwig Guttmann che avviò alla pratica sportiva i reduci britannici della seconda guerra mondiale nel centro di cura di Stoke Mandeville in Gran Bretagna intuì l’importanza della pratica sportiva per migliorare le condizioni fisiche e psicologiche dei pazienti affetti da lesioni devastanti. Ferite gravissime che lo stesso medico di origini egiziane aveva trattato di persona in qualità di sottotenente medico di complemento sul fronte balcanico assistendo ad amputazioni e lesioni suscettibili di provocare paralisi irreversibili.

Nell’Italia degli Anni Cinquanta la disabilità era ancora una condanna definitiva all’emarginazione e all’isolamento sociale che portava con sé depressione e perdita di autostima e, nei casi più disperati, anche al suicidio.

Grazie al professore la riabilitazione venne accompagnata dalla presa in carico dei pazienti affiancandogli una terapia finalizzata al reinserimento socio-lavorativo. Il tramite per raggiungere questi risultati fu la pratica sportiva. Innanzitutto attraverso il nuoto che a Ostia poteva essere praticato con facilità grazie alle favorevoli condizioni climatiche.

Maglio attrezzò una barca che potesse calare facilmente i disabili in mare aperto. Introdusse carrozzine adatte alla pratica del basket e al tiro con l’arco e mise a disposizione del Centro Paraplegici un pullman con scivolo utilizzabile dai suoi assistiti per raggiungere i campi attrezzati sulla base delle discipline prescelte.

Non c’era compassione o pietismo nel suo modo di trattare chi soffriva di paralisi ma la convinzione che una forte motivazione per stimolarli a proseguire in questo percorso terapeutico articolato su più livelli era indispensabile.

L’intuizione di organizzare le prime Paralimpiadi della storia: curare la sofferenza attraverso lo sport

Ad Antonio Maglio si deve l’intuizione che portò alle prime Paralimpiadi della storia nel 1960 a Roma. Subito dopo la fine dei giochi della XVII Olimpiade si tennero le prime competizioni della storia riservate a persone diverse dai normo dotati, così come testimoniato da alcuni oggetti commemorativi esposti nella sede dell’Inail trasformata in un vero e proprio museo di quell’incredibile esperienza umana.

Tra questi oggetti campeggia la locandina dei giochi che si tennero nella capitale dal 18 al 25 settembre del 1960 e a cui presero parte 22 nazioni.

Nelle cinque teche allestite dagli organizzatori figura anche il provvedimento risalente al 23 maggio del 1957 per l’istituzione del Centro Paraplegici e la nomina di Maglio nel suo ruolo di responsabile della struttura, oltre alle medagli conquistate dagli atleti azzurri e da una delle maglie da loro utilizzate per prendere parte alle gare.

Nella sala congressi sono invece stati allestiti due pannelli fotografici: il primo è composto da una sequenza di scatti storici che descrivono il percorso professionale del medico dell’Inail, mentre il secondo è esposta un’immagine del 1959 che lo raffigura insieme ad alcuni atleti della squadra paralimpica italiana.

Nel ricordo della moglie, Maria Stella Calà, presente alla cerimonia di commemorazione, parole che rendono merito del rapporto così speciale che univa Maglio ai suoi pazienti, spesso giovani, e che “considerava come dei figli i ragazzi e di cui si prendeva cura. Una persona sempre rivolta verso il bene e verso la comunità. Sempre accanto ai suoi atleti, che non ha mai lasciato soli, convinto che si vince solo insieme”. Il suo dolore più grande, ha aggiunto la vedova, “è stata la perdita del figlio di cinque anni, ma ha saputo fare di quella tragedia la sua rinascita. Per superare il lutto si è dedicato a far del bene agli altri e con il suo impegno ha voluto dimostrare che nella vita si può fare tutto”.

Alla cerimonia hanno partecipato anche il Direttore generale della Asl Roma 3, Francesca Milito e Loredana Gigli, Dirigente delle Professioni sanitarie della Riabilitazione. Il Centro Paraplegici di Ostia è stato, infatti, il primo ospedale italiano dedicato alla cura delle persone con lesioni del midollo spinale.

Nel corso degli anni, sottolinea la Asl in una nota, “la struttura è divenuta punto di riferimento per i pazienti e le loro famiglie in tutta l’area del Centro Sud d’Italia. La collaborazione con l’Inail non si è mai interrotta e ha dato vita a progetti e iniziative per favorire la riabilitazione e migliorare la qualità di chi è in cura e di coloro che se ne prendono carico in qualità di caregiver“.

Nel solco della lezione impartita dal professor Maglio la sport-terapia viene da tempo promossa e praticata presso il CPO e costituisce una delle attività in cui il personale sanitario consolida i legami con gli assistiti per agevolare il percorso dei trattamenti cui sono sottoposti e facilitarne una reale integrazione” nella società.