La ricostruzione e il racconto dello spaventoso incidente di via Tancredi Chiaraluce a Ostia
Avrebbe potuto assumere risvolti tragici lo spaventoso incidente di via Tancredi Chiaraluce, verificatosi a Ostia intorno alle 5.40 di sabato scorso 16 novembre. Lo si capisce dal racconto del testimone autore di un miracoloso salvataggio, ma anche da quello del conducente uscito vivo dal micidiale impatto contro un’auto diventata invisibile nel buio del mattino e poi colpito da amnesia. Invisibile dietro la coltre di un fumo denso e nero sprigionato dal motore ormai fuso di una Ford Focus accostatasi subito dopo il curvone che conduce a Fiumicino.
“Quel giorno era il mio compleanno -racconta G.P. che preferisce mantenere l’anonimato- abito a Ostia Antica ma lavoro in aeroporto e non faccio mai quella strada. Mi trovavo lì per caso ero andato a prendere i cornetti caldi per i colleghi quando ho notato una foschia strana di fronte a me. Nera e accompagnata da un odore intenso tra diesel e materiale plastico bruciato. Mi fermo e metto le quattro frecce e mi accorgo che il fumo veniva dal tubo di scappamento di un’auto in panne ma con il motore a mille. Accanto in piedi c’era una signora spaesata. Mi faccio dare le chiavi, salgo a bordo, quindi scatta il servosterzo che blocca le ruote girandole verso destra. Sembra un dettaglio ma è quello che ci ha salvato la vita”.
Mentre G.P. si accinge a recuperare il triangolo per mettere in sicurezza un tratto di strada cieco e percorso da decine di veicoli diretti verso Fiumicino sente un fischio e poi un boato prodotto dall’impatto con la Ford che viene spedita con violenza verso una rete di recinzione posta a lato della via.
“La Ford mi ha sfiorato e curvando proprio grazie alle ruote bloccate colpisce di striscio la proprietaria del veicolo che rimane a terra ferita in modo non grave -continua G.P.- da quel momento il luogo dell’incidente si è trasformato in un set cinematografico dell’orrore”.
Partono le chiamate di emergenza e dal veicolo che ha tamponato l’utilitaria esce il conducente che perde sangue copiosamente dal voto e ha uno sguardo perso nel vuoto.
“Stavo andando a Fiumicino dove lavoro. Mi sono fermato per far attraversare un gattino e ho proseguito per la mia strada. Poi lo schianto e il nulla. Continuavo a chiedere dove mi trovassi e che giorno fosse”, ricorda Claudio (nome di fantasia), dimesso dopo una notte dal Campus Biomedico dove gli è stata riscontrata una lesione cranica di sette millimetri e la frattura composta di due costole.
“Se invece di trovarmi lì con un Suv Toyota Rav 4, avessi avuto un’mezzo più piccolo non sarei qui a raccontarla. Dietro il curvone c’era un fumo densissimo e nessun sistema di segnalazione dal triangolo catarifrangente alle frecce a intermittenza. In pratica sono andato a schiantarmi contro un muro, ma certamente sotto i cinquanta chilometri orari perché gli airbag del fuoristrada non sono esplosi”.
“Di quegli istanti mi rimangono solo frammenti di ricordi: dal sangue che mi usciva dal naso rotto e del forte dolore al petto provocato dallo strappo della cintura. Poi ho visto quello che non stento a chiamare l’eroe che ci ha salvato. La mia unica preoccupazione è stata che nessuno si fosse fatto male, poi sono stato soccorso dall’ambulanza e sottoposto anche ai test tossicologici e alcolemici chiesti dalla polizia locale, comunque venuta a rassicurarmi in ospedale sull’effettiva entità dell’incidente”.
Anche la donna che si trovava alla guida della Ford viene trasferita in pronto soccorso al Grassi di Ostia, mentre sul posto si consuma un altro evento destinato, come se non bastasse, ad arricchire gli eventi di cronaca locale di quel giorno.
Uno dei carabinieri intervenuto sul posto con un’autopattuglia per gestire la viabilità sul luogo del sinistro, nota una Golf che cerca di svicolare la coda di mezzi in attesa della riapertura della strada. Intuisce che si tratta di un comportamento strano e ferma il veicolo. A bordo ci sono tre latinos che vengono perquisiti e portati in caserma da due volanti di rinforzo.
“I soccorsi sono stati tempestivi, solo dopo -conclude il testimone- ho fatto mente locale e ripercorso tutto quello che era accaduto ed è arrivata la paura, ma in quei momenti non pensi, agisci d’istinto per aiutare che è in difficoltà”.
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