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Roma, 22enne morta per la rinoplastica, due indagati. La famiglia: “Siamo disperati”

Per la morte della 22enne indagati due medici. La famiglia travolta dalla disperazione

Per la morte di Agata Margaret Spada, la 22enne siciliana deceduta in seguito all’anestesia preparatoria a un intervento di rinoplatica in uno studio all’Eur, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e iscritto sul registro degli indagati il medico titolare dell’ambulatorio e il figlio.

Per la morte della 22enne indagati due medici. La famiglia travolta dalla disperazione

La ventenne di Lentini, in provincia di Siracusa, era arrivata nella Capitale, per realizzare, con circa tremila euro, il desiderio di migliorare il proprio aspetto estetico con un intervento di rinoplastica.

La scelta del chirurgo Marco A. P. dopo aver visto dei suoi video su TikTok. Col fidanzato così era partita per quello che doveva essere un intervento di routine nello studio di via Cesare Pavese.

Il 4 novembre, la data dell’intervento. Il tempo della iniezione dell’ anestetico e la vita della ragazza è finita in bilico tra la vita e la morte per poi interrompersi dopo tre giorni di coma.

La famiglia, i genitori, la sorella in questo momento sono circondati dall’affetto di tante persone e sono chiusi in un silenzio di dolore che non è spiegabile a parole. Chiedono di conoscere circostanze e cause per la morte della figlia”, ha detto l’avvocato Alessandro Vinci nominato dalla famiglia della 22enne.

I genitori sapevano dove la figlia si era recata per fare l’intervento e Margaret si era affidata ad un chirurgo italiano, non ha seguito mode o tendenze dove spesso si va nei Paesi dell’Est o del nord Africa. Quella struttura doveva dare garanzie ma toccherà all’indagine accertarlo”, ha aggiunto.

Il presidente dell’ordine dei medici di Roma Antonio Magi fa sapere che “appena la Procura trasmetterà informazioni si procederà alla convocazione del collega o dei colleghi interessati”.

La beffa dello studio

Lo studio medico dell’Eur, intanto, è stato sottoposto a sequestro dal pm titolare dell’indagine, Erminio Amelio. Sulla disposizione di sequestro qualcuno però ha apposto un cartello con su scritto “lavori in corso“. Una beffa, forse, per coprire l’enorme dramma.