Se ne va un altro pezzo della storia di Acilia, nel racconto dei figli tutta la professionalità e l’umanità del fornaio Bruno Lana
Ad Acilia Bruno Lana era il fornaio di tutti. Dei nonni che venivano al forno da piccoli e, seguendo una tipica tradizione romana, ci tornavano per comprare ai nipotini la pizza bianca calda e profumata da portare a scuola o di chi chiedeva qualcosa da mettere sotto i denti, mentre dal locale uscivano mille odori di “casa,” comprese le sue inimitabili ciriole.
Bruno se n’è andato con quel suo modo mite di fare ieri sera, venerdì 8 novembre intorno alle ore 17.45, a causa dell’età e degli acciacchi dovuti anche al fatto di aver passato una vita quasi sempre in piedi, al banco del pane e a impastare con le mani sempre bianche di farina.
Bruno ha tagliato il traguardo degli 89 anni ma, “sino allo scorso anno -ricordano i figli Simona, Emiliano e Massimo- guidava la macchina e veniva al forno a comandare, anche se ormai eravamo subentrati da tempo in un’attività che continua così come il nonno e poi lui l’avevano pensata e costruita. Cioè da quando la famiglia di 9 persone si era trasferita alle Casette Pater di Monti di San Paolo create all’epoca del fascismo per ospitare i nuclei più numerosi”.
Sembra di rileggere i romanzi di periferia di Pier Paolo Pasolini. Nonno Lana, il papà di Bruno, inizia la sua attività in un territorio pressoché deserto e molto vasto, privo di macchine ma già popolato a macchia di leopardo da gente del popolo che faceva fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.
Il fondatore non è soltanto un giovane che cavalcherà il boom economico degli Anni Cinquanta è anche un campione regionale di ciclismo e in bicicletta vola da un agglomerato di case all’altro. Fa consegne di prodotti alimentari e di pane nei quartieri nascenti di Dragona, Monti di San Paolo e delle prime abitazioni di Acilia.
Poi, mentre l’Italia cresce in modo esponenziale, la bicicletta si trasforma come per un colpo di bacchetta magica in un furgoncino Balilla a tre marce che viene utilizzato per fare la spola con Ostia e caricare il pane nei forni di Tosoni e di Morelli.
Nel 1958 apre finalmente i ad Acilia i battenti il panificio Lana in via Angelo Zottoli al civico 14 e, dopo la morte prematura del papà, è Bruno a prendere in mano le redini del negozio.
Il passato e la modernità si fondono nell’immagine plastica di una celebre pubblicità in bianco e nero dei cracker Saiwa girata nel 1972 per il Carosello della Rai.
Protagonista un pasoliniano Ninetto Davoli che, proprio con una bicicletta dotata di un grande cesto, usciva a distribuire il pane in una Roma ancora addormentata alle prime luci dell’alba.
Con il passare degli anni a Bruno si sono dapprima affiancati i figli, oltre a Simona ed Emiliano anche il primogenito Massimo, che adesso stanno portando avanti le tradizioni di famiglia.
“Continuiamo ad alternarci al forno-spiegano- siamo in tutto una dozzina di persone e abbiamo deciso di rispettare anche i ritmi di lavoro seguiti da papà. Siamo aperti soltanto la mattina e chiudiamo sempre la domenica e nei giorni di festa perché anche i nostri dipendenti hanno diritto di trascorrere in pace il tempo del riposo con i loro parenti”.
Nel cassetto delle buone pratiche c’è anche la solidarietà manifestata dal forno Lana nei confronti di tutto il quartiere e delle sue diverse realtà sociali.
Ma ci sono anche i segreti del mestiere, quelli che neppure gli eredi di Bruno sono riusciti a carpire. Perché le ciriole del ‘mastro’ fornaio sono inimitabili.
C’è un video, pubblicato a corredo di questo articolo in cui Bruno Lana mostra a un suo collaboratore come quei panini, così particolari e tipici della tradizione capitolina, venivano preparati. La conclusione al tempo stesso è sconsolata e anche un poco ironica: “Questo se sta’ a impara’ ma nun c’è gnente da fa’”, dice scherzando Bruno.
“Ciriole che sapeva fare solo lui e che sono impossibili da replicare -aggiunge Simona- impossibile maneggiarle come le maneggiava lui, dall’impasto al modo in cui manovrava e preparava la pasta da infornare. Siamo orgogliosi di aver avuto la possibilità di vivere e di imparare da un padre molto affettuoso un lavoro che ci ha dato l’opportunità, tra l’altro, di tramandare, a nostra volta, un mestiere tipico del nostro paese e che con il tempo purtroppo si va perdendo”.
Un mestiere molto ben spiegato in una poesia intitolata “Er fornaro e Dio”, dedicata a Bruno da Alfredo Corvari che conclude: “Er forno ce l’avemo ‘n paradiso e dopo la preghiera sapessi quanta gente aspetta piena d’emozione de fasse la zuppetta!”.
Per chi volesse dare un ultimo saluto a Bruno Lana i funerali si terranno lunedì prossimo 11 novembre alle 14.30 nella chiesa di Acilia San Leonardo da Porto Maurizio.