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Ardea, morte del 18enne Carlo Alberto De Paolis: addebitata solo all’amico. Ecco perché

La sentenza per la morte del 18enne di Ardea arriva a distanza di anni. Mai risolto il giallo del guard rail

La morte del 18enne di Ardea Carlo Alberto De Paolis addebitata solo all’amico alla guida dell’auto finita dalla Pontina a una scarpata. Il giovane – all’epoca ventenne – è stato condannato, ieri a piazzale Clodio, a un 1 e quattro mesi per omicidio colposo.

La sentenza per la morte del 18enne di Ardea arriva a distanza di anni. Mai risolto il giallo del guard rail

Per gli altri sei imputati – tra cui l’ex ad di Astral Marco Coletti e tecnici della Città Metropolitana – che avrebbero dovuto predisporre la sostituzione del guard rail non a norma e in parte divelto il caso si chiude con l’assoluzione per prescrizione del reato.

Sono passati troppi anni dal fatto, con esattezza dodici. Il terribile schianto risale, infatti, alla notte di Halloween del 2012. Ma tra i vari cambi di giudici o dell’accusa il processo si è più volte arenato.

Appello in vista

Dal 2012 quindi si arriva al 2024, ma il caso è destinato a restare ancora aperto. L’avvocato Domenico Porchetta, difensore di Federico C. – il conducente dell’auto finita fuori strada e unico condannato nel procedimento – attende solo di leggere le motivazioni per impugnare la sentenza di primo grado.

E’ convinto che quella notte l’automobile ha sormontato il guard-rail piombata nel fossato perché nessuno si era occupato di ripristinare la barriera a bordo strada.

Il guard rail – d’altronde come precisato dalla stessa procura – non avrebbe esercitato la funzione di contenimento visto che era stata “precedentemente abbattuto in occasione di altri incidenti” e poi non sottoposto a manutenzione.

La difesa

Il mio assistito guidava senza superare il limite di velocità di 50 chilometri orari – spiega l’avvocato Porchetta – Come stabilito da una nostra perizia affidata a uno stimato perito cinematico. Se il guard rail fosse stato a norma l’enorme disgrazia non si sarebbe verificata”.

Il processo si era aperto nel 2019, a sette anni dall’incidente. All’ex Ad di Astral veniva contestato di aver “omesso” di fa eseguire i “lavori di manutenzione straordinaria consistente nella integrale sostituzione” del guard-rail nel tratto interessato dall’incidente.

Mentre agli altri funzionari, geometri, architetti e ingeneri dell’ex provincia di Roma veniva contestato, ciascuno per le sue funzioni, di aver “omesso di disporre l’esecuzione o eseguire i necessari lavori di manutenzione ordinaria” consistiti nella riparazione del guard-rail.

Il secondo grado

Ora il colpo di spugna della prescrizione e la condanna, lieve dell’amico, alla guida del 18enne. Il caso sarà riaperto nel processo d’appello se non altro per chiarire la posizione dell’unico condannato. Un’agonia ulteriore per la famiglia della giovane vittima.