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Esquilino, maxi sequestro della Guardia di finanza di gadget religiosi con immagini di due papi

Il sequestro eseguito dalla Guardia di finanza si inserisce nell’ambito di una serie di controlli posti a tutela dei consumatori in vista del Giubileo

Nell’ambito di un’operazione di contrasto alla violazione delle norme previste dal codice di consumo, la Guardia di Finanza ha eseguito a Roma, nella zona dell’Esquilino, il sequestro di un enorme quantitativo di articoli religiosi raffiguranti le immagini di due papi. 

Il sequestro eseguito dalla Guardia di finanza si inserisce nell’ambito di una serie di controlli posti a tutela dei consumatori in vista del Giubileo

I gadget sono stati ritenuti contrari alla normativa comunitaria e nazionale per la mancanza dei requisiti previsti in materia di tutela della salute pubblica.

Il sequestro è stato effettuato dai finanzieri del comando provinciale di Roma in un negozio di via Filippo Turati, a seguito di un piano straordinario di controlli da parte dei baschi verdi in previsione del Giubileo del 2025 nella capitale. Piano che punta alla salvaguardia delle disposizioni inerenti l’economia legale e la tutela dei consumatori.

Sugli oggetti sequestrati sono raffigurate le immagini di papa Francesco e di Giovanni Paolo II, oltre a quelle che riproducono la basilica di San Pietro.

Ampia la gamma degli articoli sottoposti a sequestro che non potevano essere venduti sul mercato. Si tratta di bracciali, rosari, portachiavi, crocifissi e posaceneri che, in mancanza dell’etichettatura minima richiesta in lingua italiana e per la tracciabilità dei prodotti, sono stati considerati potenzialmente pericolosi per la salute.

Gli articoli venduti abusivamente infrangono, tra l’altro, le disposizioni del Vaticano che violano la normativa in materia di copyright sulla riproduzione delle effigi dei pontefici, anche su supporti diversi  come quelle dei santini e dei calendari loro dedicati.

Una persona, di nazionalità cinese, è stata pertanto segnalata in via amministrativa alla Camera di Commercio per la violazione del ‘codice del consumo’.