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Roma, malata terminale morta dopo una flebo al cloruro di sodio: medico e marito prosciolti

La donna malata terminale morì dopo la flebo: scagionati il marito e il medico 

I dolori strazianti e poi la morte arrivata all’improvviso cinque minuti dopo la somministrazione di 20 cc di cloruro di sodio in flebo, sostanza analoga usata negli Stati Uniti per le esecuzioni. E’ per questo che la procura di Roma, su denuncia interna dell’Idi, ha tenuto per anni sotto inchiesta un medico di guardia e il vedovo di una paziente terminale contestando loro il concorso in omicidio volontario. Ora la svolta. I due imputati sono stati prosciolti.

La donna malata terminale morì dopo la flebo: scagionati il marito e il medico

Il gup di Roma, oggi, 11 ottobre, a cinque anni dai fatti, ha prosciolto il medico con la formula “perché il fatto non sussiste”. Stessa decisione nei confronti del marito della malata terminale che, secondo l’accusa, aveva chiesto, in lacrime, al camice bianco di “porre fine alle sofferenze della moglie”.

Entrambi erano accusati di concorso in omicidio, nonostante il vedovo da subito si sia dichiarato contro l’eutanasia e quindi niente affatto coinvolto nell’idea della flebo al cloruro.

Al medico veniva contestato nel capo di imputazione di aver somministrato una flebo alla paziente con una soluzione di “cloruro di potassio diluito”, per portarla velocemente alla morte, in una sorta di eutanasia non autorizzata.

La perizia

Non è possibile stabilire, con probabilità prossime alla certezza, che la somministrazione di cloruro di potassio abbia causato il decesso della malata terminale, ha stabilito poi una perizia disposta dal giudice. Il pm Stefano Luciani, così alla luce di quelle conclusioni, ha chiesto e ottenuto per i due imputati il proscioglimento.

Alla luce di quanto hanno affermato i consulenti non poteva finire diversamente, una sentenza per noi prevista”, il commento dei difensori dei due imputati prosciolti, gli avvocati Luigi Conti e Cesare Del Monte.

Il fatto

Il fatto risale al 13 febbraio 2019, all’Idi. A mezzanotte, in una stanza dell’Istituto di via dei Monti di Creta è sotto sedazione una paziente con un tumore al colon. Ha 53 anni e di fronte sole poche ore di vita. Con lei il marito, un negoziante di 54 anni.

Lei si agitava e rantolava, nonostante mi fosse stato assicurato che durante la sedazione non avrebbe sofferto. Arrivò il medico di guardia, che cominciò ad armeggiare con la flebo. Chiesi spiegazioni sui motivi per i quali mia moglie continuava a essere agitata e questi mi rispose: ‘Adesso cerchiamo di vedere cosa si può fare’. A quel punto è uscito dalla stanza”.

Al ritorno il medico inietta un liquido nella flebo della donna e dopo cinque respiri finì tutto. Ora la giustizia ha accertato che per quella morte non ci sono state responsabilità.

La perizia

Per avere la sicurezza della letalità della somministrazione, i periti avrebbero dovuto sapere la dose esatta iniettata di cloruro di potassio. Che, come hanno ricordato dagli stessi nelle loro conclusioni consegnati al pm, è un elemento utilizzato per le iniezioni letali negli Stati Uniti.