Svelata dalla Guarda di Finanza di Roma la sua immensa attività societaria sommersa: da anni non dichiarava redditi
E’ accusato di associazione a delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, nonché trasferimento fraudolento di beni e bancarotta fraudolenta, l’imprenditore romano messo a nudo nelle indagini della Guardia di Finanza, e avviate per un fin troppo sospetto elevato tenore di vita, nonostante la mancanza di un reddito e di dichiarazioni fiscali.
Sono state le indagini del Gico del Nucleo di polizia economica–finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, a svelare invece un’immensa attività societaria sommersa mandata avanti dall’uomo, che all’apparenza privo di reddito, si divideva invece tra i suoi possedimenti tra il Lazio, la Toscana, la Sardegna e l’Umbria.
Suoi erano infatti svariati terreni a Roma, Bracciano e Formello, ma anche al Monte Argentario ad Olbia e Torgiano, così come diverse moto e auto d’epoca, tra cui Rolls Royce, Bentley e Ferrari e imbarcazioni di lusso, come il più grande cutter aurico del mondo, il veliero Lulworth, risalente al 1920 della lunghezza di oltre 45 metri.
E’ stata l’assenza di dichiarazioni fiscali per oltre dieci anni, a far scattare gli accertamenti dei finanzieri, che hanno permesso di ricondurre all’imprenditore una gestione e la titolarità di fatto, in forma diretta o indiretta, di quella che è stata definita una galassia di società, che avevano sede peraltro, in paradisi fiscali, e intestate formalmente a prestanome.
A disporre il provvedimento di sequestro di fabbricati, terreni, oltreché di rapporti bancari, postali, assicurativi e azionari, e di un monte di preziosi come orologi di valore e gioielli, per un valore stimato in oltre 47 milioni di euro, è stata la sezione misure prevenzione del Tribunale di Roma a cui è seguita l’attività del comando provinciale della Guardia di finanza di Roma.
I beni peraltro, erano per la maggior parte già stati sottoposti a sequestro preventivo nell’ambito di una vicenda penale che ha portato all’arresto in custodia cautelare in carcere dell’uomo, ritenuto dagli investigatori “socialmente pericoloso per numerosi precedenti”.
Tra questi, le accuse a suo carico dall’anno 2005, di reati di associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, trasferimento fraudolento di beni e bancarotta fraudolenta.
Nei confronti di Gabriele De Bono, al momento a piede libero e all’estero come risulta dall’iscrizione nelle lista degli italiani residenti fuori dall’Italia, è al momento stata disposta una misura di prevenzione con l’aggressione patrimoniale effettuata dalle Fiamme Gialle di Roma.