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Fiumicino, Carlo Racani il professore che ha resuscitato decine di pazienti in aeroporto va in pensione (VIDEO)

Una carriera ad alto tasso di adrenalina che Carlo Racani il cardiologo del Leonardo da Vinci proseguirà con altri progetti

Dopo quarant’anni di attività vissuti ad alto tasso di adrenalina, tra pazienti “resuscitati” da crisi cardiache letali e corridoi di emergenza con barriere di sicurezza contro la diffusione del virus di Ebola fino alla pandemia da Coronavirus, il professor Carlo Racani va in pensione.

Una carriera ad alto tasso di adrenalina che Carlo Racani il cardiologo del Leonardo da Vinci proseguirà con altri progetti

Racani lascia, a 70 anni compiuti lo scorso mese di aprile e ben portati, il ruolo di responsabile dei pronto soccorso degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino.

Un’avventura vissuta al timone della medicina d’urgenza e forte di una specializzazione in cardiologia che continuerà a esercitare nel ruolo di docente presso l’Università di Tor Vergata ma iniziata, quando era ancora un giovane medico nel 1982. Cioè quando nacque l’idea di aprire un presidio sanitario presso lo scalo internazionale Leonardo da Vinci.

Fu un’iniziativa pionieristica, poi imitata da tanti altri paesi europei e altri aeroporti italiani, che ha consentito di salvare molte vite umane.

Devo dire un rande grazie ai 312 colleghi che hanno lavorato insieme a me nei 25 anni durante i quali cui ho assunto la responsabilità del servizio e che si sono dimostrati all’altezza delle situazioni più critiche – dice Racani- passando dalle calamità naturali alle emergenze sanitarie e al terrorismo internazionale”.

Tra gli episodi che misero a dura prova il pronto soccorso dello scalo l’attacco terroristico filopalestinese scatenato ai banchi di accettazione della compagnia israeliana El Al e a quelli dell’americana Twa il 27 ottobre del 1985.

Mentre un commando assaltava l’aeroporto di Vienna, quello entrato in azione a Fiumicino uccise a raffiche di mitra e con il lancio di bombe a mano tredici persone ferendone 76 in modo anche molto grave.

Dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre del 2001 -ricorda Racani- si diffuse la paura che Al Qaeda stesse programmando un’ulteriore coda di attentati diffondendo attraverso polveri contaminate il bacillo dell’Antrace che provoca l’infezione mortale da carbonchio. Ma siamo sempre riusciti a far fronte a tutte le situazioni anche perché Aeroporti di Roma, la società che gestisce i servizi dell’hub di Fiumicino ha fatto in modo che l’organico del pronto soccorso non venisse mai ridotto”.

Ed è anche questa una delle ragioni per cui il Leonardo Da Vinci è stato nominato miglior aeroporto europeo per la sesta volta a partire dal 2018.

La task force dei camici bianchi ha affrontato, preparandosi con corsi di formazione ad hoc, l’emergenza di Ebola, la terribile febbre emorragica, della Sars e dell’influenza aviaria sino ad arrivare al febbraio del 2020 quando dalla Cina si scatenò la pandemia da Coronavirus.

In quell’occasione parte del personale in forza al Leonardo Da Vinci fornì risorse umane importanti all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo dove il virus provocò una vera e propria ecatombe.

E a Fiumicino è stato allestito uno dei più grandi centri vaccinali in Italia quando si iniziò a somministrare l’antidoto destinato ad arginare la diffusione della malattia. Supporto strumentale fu fornito anche al responsabile del Dipartimento di Protezione Civile Guido Bertolaso dopo il terremoto che colpì duramente L’Aquila e tante altre località dell’Abruzzo nel 2009.

I corsi di formazione contro i virus più letali e i salvataggi in extremis di pazienti in arresto cardiaco

In tanti anni di carriera vissuti a due passi dalle piste di decollo e atterraggio degli aerei Carlo Racani è stato protagonista di salvataggi compiuti in extremis su pazienti giunti in pronto soccorso con un arresto cardiocircolatorio.

Difficile quantificare quante volte ci sia capitato di riuscire a ‘resuscitare’, come si dice dal punto di vista clinico, persone già morte ma penso che siano state, all’incirca, dieci o dodici all’anno. Ricordo, in particolare, un passeggero 36enne di nazionalità francese che abbiamo strappato alla morte dopo averlo defibrillato per 14 volte. Ogni anno ci manda una foto della sua famiglia insieme ai figli che crescono con un biglietto di ringraziamento”.

In un mondo dell’informazione in cui le buone notizie trovano raramente spazio il professore ricorda anche il parto “avvenuto tra le nostre braccia di una donna che stava per imbarcarsi al gate su un aereo diretto in Brasile e che ha voluto chiamare Leonardo proprio in onore dell’aeroporto e dei professionisti che l’avevano aiutata in un momento così delicato”.

Ma i medici sono tra i professionisti che in pensione ci vanno solo raramente e si spingono ben oltre i limiti anagrafici previsti dalla legge. E Carlo Racani, oltre a proseguire la sua attività di cardiologo coltiva altri progetti.

Innanzitutto -spiega il professionista- continuare a dare sostegno all’attività dell’Aisc, l’associazione italiana scompensati cardiaci e realizzare in collaborazione con Canale 10 iniziative di prevenzione e informazione presso gli stabilimenti balneari con presidi e attività di screening che consentano alle persone che vengono al mare di passare un’estate sicura”.