Il quartiere ebraico sorvegliato speciale, si temono attentati o atti dimostrativi
Sono state rafforzate le misure di sicurezza nel quartiere ebraico di Roma, in vista della ricorrenza del 7 ottobre, a un anno dall’attacco terroristico di Hamas in Israele.
La misura riguarda in particolare la Sinagoga, la zona del Ghetto ebraico e l’ambasciata d’Israele, così come le altre residenze diplomatiche, e in generale tutto il quartiere.
Le misure di sicurezza al ghetto e agli obiettivi sensibili della comunità ebraica, già attive da tempo, sono state ulteriormente rafforzate alla luce della situazione in Medio Oriente, delle recenti manifestazioni di stampo antisemita e dei cortei pro Palestina annunciati a ridosso dell’anniversario del 7 ottobre nella capitale e vietati nei giorni scorsi. Il livello di sicurezza, secondo quanto si apprende, era già altissimo.
Le attenzioni sono puntate in particolare sul corteo nazionale promosso da alcune associazioni palestinesi a Roma sabato prossimo per ‘celebrare’ la ricorrenza del 7 ottobre, “la data di una rivoluzione”, come recita lo slogan dell’iniziativa.
La manifestazione, però, non è stata autorizzata dalla Questura per ragioni di ordine pubblico. Ma i promotori sono intenzionati a scendere lo stesso in piazza e, comunque, hanno annunciato un ricorso al Tar contro il divieto ritenuto “immotivato”.
Alla manifestazione pro-Palestina di ieri, 28 settembre, al Pantheon, intanto, è spuntata anche una bandiera di Hezbollah rossa: il colore che viene usato per evocare il sangue versato dai ‘martiri’, tra cui il leader dell’organizzazione filo-iraniana, Hassan Nasrallah, ucciso nei bombardamenti israeliani.
Al presidio, che era stato indetto per chiedere lo stop dei bombardamenti in Libano e la liberazione della Palestina, hanno partecipato circa 250 attivisti. Fra le altre bandiere presenti quelle di Potere al Popolo e dell’Unione Democratica Arabo Palestinese.
Durante il sit-in un minuto di silenzio è stato dedicato a “tutti i civili libanesi che perdono la vita e a chi vive nei campi profughi ed è costretto a sfollare” ma, appunto, anche ad Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah ucciso poche ore prima.
I manifestanti nell’occasione hanno ricordato l’appuntamento del 5 ottobre per il corteo nazionale organizzato a “un anno dal genocidio in Palestina”. “Il governo vuole reprimere il dissenso”, hanno denunciato ribadendo la volontà di scendere comunque in piazza.
Il provvedimento di divieto della Questura è stato notificato alle associazioni palestinesi promotrici con la seguente motivazione: “Le espressioni utilizzate per pubblicizzare le iniziative per sostenere la causa palestinese il 5 ottobre hanno una motivazione non compatibile con il diritto di manifestare pacificamente, garantito dall’ordinamento giuridico vigente”.
Per chi intende manifestare, compresi gli anarchici, “la situazione non consente più errori e divaricazioni mentre incombe un genocidio a Gaza e un mattatoio in Libano e Israele continua impunemente ad esercitare il terrorismo di stato in Medio Oriente“.
Nel frattempo nel quartiere ebraico le auto civetta della polizia sono aumentate.