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Dragona, Rigi Ganeshamoorthy invitato in Campidoglio. Col suo “che devo dì” entra nel mito

Il campione Rigi lascia il segno e ringrazia tutti, Dragona in testa

Più che un campione mondiale, un mito. Rigi Ganeshamoorthy, l’atleta di Dragona vincitore della medaglia d’oro con record del mondo nel lancio del disco ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024, da ieri sbanca, osannato, sui social mentre il sindaco di Roma Roberto Gualtieri lo ha chiamato per complimentarsi (“Sei l’orgoglio di Roma”) ed invitarlo in Campidoglio.

Il campione Rigi lascia il segno e ringrazia tutti, Dragona in testa

“Roma ti ringrazia”, gli ha detto Gualtieri esprimendo a nome di tutta la città i complimenti per la grandissima impresa compiuta e per la sua umanità e simpatia emerse durante le interviste post gara.

“Che devo dì”

Intanto sui social sbanca il suo “Che devo dì?” in risposta a una intervista sulla sua mitica impresa, ossia  medaglia d’oro e tre volte record del mondo nel lancio del disco, superando se stesso (25.48 metri, 25.80 metri e poi 27.06 metri. 23.80 metri era il precedente primato del brasiliano Andre Rocha, tanto per rendere in numri le dimensioni della prestazione dell’azzurro di Dragona).

Alle Paralimpiadi non si era mai visto niente di simile e quando a Rigivan – Riggì ormai per i suoi innumerevoli fans – viene chiesto un commento a questa successione incredibili di risultati, lui risponde: “Grazie, grazie a tutti, a tutte le persone che sono a casa”.

“Che devo dì…Non ho parole neanche per me stesso”, aggiunge lui incapace di celebrarsi. “Sono un po’ timido. Ancora devo realizzare il significato della medaglia d’oro e l’importanza che ha”.

Tre minuti di ironia specchio di un’anima bella.Questo mondo sta cominciando a piacerti…”, lo incalza la giornalista della Rai. La risposta disarmante: “Un po’ troppi disabili forse…”, dice ridendo.

Per poi man mano sciogliersi e ringraziare pure Dragona, er Decimo Municipio e non solo.

Poche parole che hanno reso il campione azzurro ai Giochi paralimpici di Parigi un idolo. “Ma vuoi salutare qualcuno, vuoi dedicare questa medaglia a qualcuno?”, chiede la cronista.

La risposta esilarante: La dedico a mia madre, a mia sorella, al personal trainer Enrico Rufini, a Francesco Laverza, a tutta Dragona, a Roma, al X municipio, al mio vicino che mi è venuto a trovare e mi ha portato la bandiera...Bellissimo…E’ la cosa più bella…Vale più di una medaglia d’oro questa cosa”.

Lo sketch finale

Anche la dimenticanza finale è un nuovo sketch: Me so’ scordato: Ciao Alice! È la ragazza mia”. E giù a ridere di nuovo. Ma c’è anche tempo per mostrare alla telecamera “er parafanghetto” della sedia a rotelle dove campeggia l’adesivo di un unicorno, il portafortuna regalato dall’amica e collega Martina Caironi.

Grazie Martì, il portafortuna tuo ha portato fortuna…E’ merito tuo”, prima di altri ringraziamenti ancora e prima del saluto finale (“Ce vedemo domani“). Poco più di tre minuti di intervista volati così nella storia delle Paralimpiadi grazie a un campione del mondo che ha vinto la medaglia d’oro e non solo.

Un atleta speciale

L’atleta di Dragona, romano classe 1999 con genitori dello Sri Lanka, è su una sedia a rotelle e ha la cannula nasale per l’ossigenoterapia. Sette anni fa gli è stata diagnosticata la sindrome di Guillain-Barré, malattia rara che porta alla progressiva paralisi degli arti, prima inferiori poi superiori.

In carriera ha sperimentato anche la scherma paralimpica, il lancio del giavellotto (che non ha portato però a Parigi) e il basket in carrozzina, al quale si era avvicinato durante la riabilitazione per una lesione cervicale all’Ospedale Santa Lucia riportata dopo un incidente nel 2019.

Quindi ha deciso di provare con l’atletica e si è subito appassionato ai lanci. Con risultati sorprendenti, compreso l’ultimo l’oro al mondiale “dedicato all’Italia, a tutta la Nazione e a tutti i disabili che stanno a casa“.