Una famiglia di cigni reali ha sostato a lungo su uno degli arenili del Lido di Ponente
Dopo la pausa estiva caratterizzata dal forte afflusso di bagnanti sul Lido di Roma e, anche grazie a una più ridotta presenza di bagnanti sulle spiagge, i cigni di Ostia si riprendono i propri spazi in un habitat marino dove nuotano con piacevole disinvoltura. E questo nonostante si tratti di acqua salata e non di quella dolce dove siamo abituati a vederli sostare e galleggiare.
Tre esemplari bianchi come la neve si sono ripresentati sull’arenile incuranti della presenza di chi cerca di godere degli ultimi scampoli di una stagione estiva che inizia a presentare le prime crepe meteorologiche con intense precipitazioni e grandinate soprattutto nell’hinterland della capitale, come accaduto nella giornata di ieri, martedì 27 agosto (leggi qui).
In realtà la presenza di questi splendidi ed eleganti animali sul litorale romano non è un’eccezione. I cigni reali ripresi con video anche oggi sulla spiaggia del Lido è solo una delle numerose specie di uccelli che hanno iniziato a nidificare e a riprodursi presso la vicina oasi del Centro Habitat Mediterraneo Lipu a partire dalla sua istituzione nel 2003.
I cigni sono in buona compagnia di specie ben più rare. Come il fistone turco, l’airone rosso e il tarabusino. Che questi splendidi volatili abbiano trovato di proprio gradimento le superfici acquitrinose situate sul Lido di Ponente è tra l’altro dimostrato dal fatto che, solo nel 2019, proprio in prossimità della foce del Tevere hanno visto la luce cinque anatroccoli.
Poiché il cigno reale è perfettamente in grado di volare, non deve destare sorpresa il fatto che questa specie vada a colonizzare o a esplorare anche alte zone soprattutto durante in periodo non riproduttivo. Questa è una delle ragioni per cui non è raro trovare questi cigni anche su spiagge limitrofe all’Oasi e dove questi spazi vengono condivisi anche con gli esseri umani.
Anche per i cigni valgono le stesse raccomandazioni riguardanti tutti gli animali che vivono in natura e cioè di non provare ad avvicinarli, magari anche solo per accarezzarli, e di limitarsi a osservarli a debita distanza con l’ausilio di un binocolo ma, soprattutto, di non dare loro del cibo che potrebbe nuocergli o abituarli a dipendere dall’uomo per il loro sostentamento.
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