Femminicidio di Castelnuovo, le versioni del marito assassino. Scoperta anche una messinscena
Dopo aver strangolato la moglie Carmine Alfano, l’uxoricida di Castelnuovo, ha provato a inscenare un’aggressione. L’ha posizionata con la schiena sul pavimento, le gambe sul letto e un coltello in mano.
E’ così che il 9 agosto carabinieri e vigili urbani, allertati da una vicina che aveva sentito le grida di aiuto della donna, hanno trovato il cadavere di Lucia Felici, una pensionata 76enne di Castelnuovo uccisa dal marito e padre dei suoi due figli. Alfano, conosciuto in paese come Franco, ha aperto la porta a torso nudo, dietro la schiena dei graffi.
Da quel momento ha confessato cambiando cinque versioni per l’omicidio provocato da uno strangolamento. L’ultima ieri, lunedì 12 agosto, durante l’interrogatorio di garanzia: “Non la sopportavo più”.
Davanti al personale del 118 che accertava la morte della donna il femminicida dà una prima versione: “Ho sentito mia moglie chiedere aiuto e nell’intento di sollevarla da terra dove era caduta l’ho presa per il collo”.
A specifica domanda del magistrato l’uomo rettifica la dichiarazione ammettendo di avere avuto un raptus e di avere strangolato volontariamente la moglie, affermando che questa portava sempre con se il coltello che stringeva in mano perché aveva paura di lui e che lo aveva aggredito alla schiena nel tentativo di allontanarlo.
Nell’interrogatorio formale davanti al pm la terza versione. L’uxoricida riferisce che la sera precedente al fatto aveva assunto dei farmaci per dormire perché si sentiva stressato e la mattina del 9 agosto si era svegliato sentendo la moglie che urlava perché aveva mal di testa. Per farla smettere, allora, le aveva fatto dei massaggi alla testa e poi l’aveva stretta con la mano alla gola fino a farle perdere conoscenza, ossia ucciderla.
Successivamente l’indagato ammetteva di essersi svegliato con l’idea di uccidere la moglie pensando di farle un favore liberandola dai problemi di salute di cui soffriva (ndr, sentiti dalle indagini).
Ieri, nell’interrogatorio di garanzia, l’ultima versione. L’anziano conferma di aver voluto uccidere la vittima specificando: “Lei aveva un brutto carattere”.
In merito al coltello rinvenuto nella mano sinistra l’ammissione: “L’ho posizionato io, ma non ricordo quando”. Nessuna parola di pentimento.
La casa è sotto sequestro e per l’uomo il giudice per le indagini preliminari di Tivoli Sabina Lencioni ha disposto la misura cautelare in carcere.