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Femminicidio a Fonte Nuova, la singolare confessione del marito assassino

Per il femminicidio di Annarita Morelli contestato al marito Domenico Ossoli l'omicidio premeditato

Un solo colpo d’arma da fuoco, sparato a bruciapelo. Annarita Morelli, 72 anni – nonna e mamma di tre figli e amante dei gatti – l’ultima vittima di femminicidio, è morta così. Per un proiettile sparato dal marito, ieri mattina, vicino casa, a Fonte Nuova.

Per il femminicidio di Annarita Morelli contestato al marito Domenico Ossoli l’omicidio premeditato

Non un raptus, si è scoperto quasi subito. La procura contesta la premeditazione. Non creduta la singolare confessione del marito.

Annarita era a bordo della sua Panda rossa nel parcheggio di fronte al centro anziani, quando il marito, Domenico Ossoli, 73 anni, si è avvicinato e dall’esterno ha esploso un solo colpo d’arma da fuoco contro la donna, seduta sul lato guida.

Erano le nove e lei, che da tempo si occupava di una colonia felina, era andata a ritirare un certificato al veterinario per un gatto.

Il Pm della Procura della Repubblica di Tivoli del Gruppo specializzato nel contrasto alla violenza di genere e ai danni delle donne, Roberto Bulgarini Nomi, ha emesso un decreto di fermo per l’assassino contestando l’omicidio aggravato dalla premeditazione.

Pur in assenza di precedenti denunce, querele o segnalazioni, gli elementi raccolti consentono di affermare, ad avviso della Procura, che si tratti di un femminicidio, ritenendosi per tale l’uccisione di una donna a cui non è riconosciuto, proprio in quanto appartenente al genere femminile, il diritto di essere libera e di assumere autonomamente le proprie decisioni senza soggiacere a quelle del marito, ha fatto sapere poi il procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto.

I giochi sono finiti, rubinetti chiusi. ‘Non le do più una lira”, ripeteva lui negli ultimi tempi.

Non voleva versarle il contributo di 300 euro al mese nonostante la moglie avesse allevato figli e fosse stato pilastro della famiglia per una vita, fino a pochi mesi quando probabilmente per pressioni e violenze mai denunciate aveva chiesto la separazione.

Dopo l’omicidio, Domenico Ossoli alla vista dei carabinieri si è avvicinato e ha subito confessato: “Sono stato io”. In un borsello una Beretta calibro 7,65 pronta all’uso con 8 colpi nel caricatore e un proiettile appena esploso. Una pistola regolarmente detenuta per via del suo hobby per la caccia.

Il medico legale ha accertato che la donna è stata uccisa da un unico colpo di arma da fuoco, esploso a “bruciapelo” all’altezza del deltoide sinistro.

L’uomo, come confermato anche dai figli subito ascoltati, non aveva mai accettato la decisione della donna di volersi separare, più volte aveva affermato “piuttosto l’ammazzo ma non le do la separazione”. Era “geloso”, hanno spiegato alcuni familiari. O meglio ossessionato.

Il gps e  la confessione

Per controllarne i movimenti aveva piazzato un gps sulla vecchia Panda della moglie.
Davanti al pm, però, il marito assassino ha dato una sua singolare ricostruzione: Non volevo ucciderla. Volevo colpirla alle gambe”.

Nel decreto di fermo il pm rileva, invece, l’evidente volontà omicidiaria dell’uomo colpita a bruciapelo con un’arma da fuoco.

Il pm ha contestato la premeditazione perché l’uomo si è recato a Fonte Nuova con lo specifico intento di sparare alla moglie e che la causa del femminicidio era la volontà della donna di sottrarsi al suo controllo ossessivo.

La vittima domenica aveva partecipato alla manifestazione organizzata contro il cecchino di Fonte Nuova che trafigge gatti con le frecce

La casa

Da qualche anno lui viveva vicino Norcia, ma quando arrivava a Fonte Nuova lei gli permetteva di dormire nella loro vecchia casa, (a Tor Lupara, comune di Fonte Nuova) dove aveva riservato una camera per lui. “Basta che ti comporti bene”, si raccomandava.

La notte prima del femminicidio, però, non aveva dormito lì. Era partito probabilmente all’alba  e poi dalle 7 e mezza, come ricostruito dai carabinieri, ha cominciato a seguirla con la pistola in tasca per ucciderla. Ne controllava i movimenti da giorni.

Le amiche della donna rivelano un altro dettaglio.Lui voleva vendere la casa”. Ma la settantenne sopportava la convivenza parziale e faceva di tutto per non pesare sul marito che le versava quelle 300 euro al mese.

Per tirare avanti faceva qualche lavoretto, pulizie o assistenza ad anziane bisognose. Il resto del tempo lo dedicava ai suoi nuovi amori, i nipotini e i gatti.