Ventuno giorni di detenzione, tutti i conti bancari congelati e quattro attività commerciali distrutte. Otto anni dopo, però, il Tribunale sentenzia: non luogo a procedere. Gli atti prodotti dall’accusa sono così inconsistenti da non meritare neanche l’avvio del processo.
Dopo anni di accuse, il Tribunale dichiara il non luogo a procedere nei confronti di una famiglia additata di essere complice del clan Fasciani
E’ finito l’incubo per la famiglia Pollari di Ostia. Fornai e grandi lavoratori, Stefano e il padre Marco nel 2013 sono travolti da un’accusa infamante: intestazione fittizia di beni per conto del clan Fasciani. Stefano finisce anche in carcere per 21 giorni. La Procura di Roma sequestra e poi confisca le quattro attività familiari distribuite a Ostia: il forno di via dell’Idrovolante 31 e i punti vendita di panetteria di via Carlo Bosio 79, via delle Repubbliche Marinare 69 e corso Duca di Genova 145.
La magistratura sequestra tutti i conti bancari e da un giorno all’altro due famiglie sono lasciate senza un euro in tasca, nella disperazione più completa. Oltre a finire sui giornali con l’accusa di essere complici di un clan che, secondo i giudici, è specializzato in usura ed estorsioni.
La sentenza
Il 9 luglio scorso il Gip, Paolo Scotto di Luzio, ha emesso la sentenza respingendo il rinvio a giudizio chiesto dal pm. Nei confronti degli indagati (sei in tutto compresi Marco e Stefano Pollari) viene dichiarato il non luogo a procedere. Si contestava ai Pollari la intestazione fittizia del panificio di via dell’Idrovolante che era appartenuto ai Fasciani. La contestazione fatta dalla Procura derivava da indicazioni fatte dal collaboratore di giustizia Sebastiano Cassia. In base a quelle dichiarazioni Stefano Pollari nel luglio 2013 venne arrestato e sottoposto a detenzione per 21 giorni, salvo poi essere assolto.
La successiva accusa di concorso nel reato elevata anche nei confronti del padre Marco, giunta nel 2016 con il sequestro di tutte le attività, è arrivata a sentenza nei giorni scorsi. Il punto chiave consiste nella dimostrazione investigativa che la proprietà di quel panificio era stata realmente trasferita nel 2008 e che tra i Pollari e la famiglia Fasciani non sono mai intercorsi rapporti economici successivamente a quell’acquisto. Tra l’altro lo stesso Carmine Fasciani era stato prosciolto da quell’accusa. In questo tourbillion di accuse, venne coinvolto anche Manuel Castiello, al quale i Pollari avevano affittato un ramo d’azienda. Anche le accuse nei suoi confronti sono state archiviate.
Le reazioni
“Questa sentenza – commenta Stefano Pollari, oggi “reinventatosi” come youtuber nel canale “Stefano e Ilary” da 840mila iscritti – fa giustizia riguardo alla nostra onestà ma non ci ripaga per la drammatica esperienza vissuta. Le nostre famiglie da un giorno all’altro si sono viste espropriare delle attività, che oggi non ci sono più, e negare ogni conto in banca. Non è stato facile. Io mi sono rimesso in gioco attraverso il canale internet ma mio padre, a 65 anni, come potrà ricostruire la sua vita?”.