I titolari delle licenze taxi chiedono e il Comune di Roma Capitale concede di aumentare le tariffe ma senza alcuna riqualificazione del servizio
Sparito, come per un colpo di bacchetta magica. Lo sciopero indetto per domani, martedì 9 luglio nella capitale, da parte dai titolari delle licenze taxi è stato revocato a tambur battente non appena è filtrata la notizia che la Commissione mobilità di Roma Capitale ha dato il via libera agli aumenti delle tariffe chiesti dalla categoria.
Il pacchetto di aumenti arriva come una manna dal cielo per i tassisti romani che avrebbero altrimenti incrociato le braccia per 24 ore nel rispetto delle fasce di garanzia previste dalla normativa sullo sciopero dei servizi pubblici essenziali.
E invece coloro che hanno aderito alle agitazioni promosse dal Cobas lavoreranno regolarmente, salvo chi si aggregherà a un sit-in confermato, sempre per domani, dal sindacato in via Capitan Bavastro, davanti alla sede del dipartimento capitolino Mobilità e Trasporti.
Una protesta radicalmente rientrata a fronte di un atteggiamento davvero ambiguo da parte del Comune di Roma capitale che, con una mano toglie promettendo da tempo il lancio di un bando per nuove mille licenze taxi, mentre con l’altra concede alla categoria il diritto di aumentare in modo significativo le tariffe ma senza che ciò sia vincolato in alcun modo al miglioramento del servizio per la clientela pagante.
Del resto, osservano i più critici, anche se l’astensione dal lavoro fosse stata confermata per gli utenti della capitale sarebbe cambiato ben poco.
Le auto bianche assomigliano ormai a delle vere e proprie mosche bianche e chi riesce a trovarle o a prenotarle deve già considerarsi molto fortunato.
L’ultimo sciopero proclamato dai Cobas il 25 marzo scorso creò, del resto, notevoli disagi per gli utenti del servizio anche se alla sua sospensione aderirono soltanto il 20% dei titolari autorizzati a operare in città.
Ora che il Campidoglio ha permesso di allargare i cordoni della borsa la manifestazione di protesta di domani si è eclissata. Ma c’è da giurare che si tratti soltanto di una tregua provvisoria perché le rivendicazioni di categoria puntano ad affondare il cosiddetto “decreto asset” con cui il Governo, sia pure con misure molto soft, ha previsto oltre a un aumento su base nazionale delle licenze, un’ulteriore liberalizzazione del trasporto pubblico non di linea e un riassetto della normativa di settore, considerata dai tassisti un fattore penalizzante a vantaggio di chi opera attività di noleggio con conducente (Ncc) e dei colossi multinazionali come Uber.
Si tratta, in primo luogo, dell’introduzione della tariffa minima per le corse brevi a 9 euro rispetto ai 3 attualmente previsti come quota di partenza del viaggio. Una misura che, nelle intenzioni dell’amministrazione dovrebbe sfavorire la pratica illegale del rifiuto di caricare a bordo clienti, in molti casi stranieri, che chiedono spostamenti troppo vicini al punto in cui scatta il tassametro.
Passerebbe, poi, da 50 a 55 euro il costo della tratta compresa tra le mura Aureliane e lo scalo internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino e da 31 a 40 euro il prezzo da sborsare per raggiungere l’aerostazione di Ciampino.
Niente male in un periodo in cui gli arrivi dei turisti nella Città Eterna lievita in modo esponenziale.