Alessia Sbal, travolta e uccisa da un tir sul Gra: condannato il camionista. Il pm: “Fatto abnorme”

Per l'accusa il camionista era scappato uccidendo la donna perché guidava il tir sotto effetto di cocaina. La sentenza 

Alessia Sbal, la donna investita e uccisa sul Gra dal camionista

E’ risalito sul tir ed è scappato via schiacciando Alessia Sbal perché drogato: aveva assunto cocaina”. “Un comportamento abnorme”, lo ha definito il pm che oggi ha chiesto la condanna a 7 anni e 2 mesi per Flavio Focassati il camionista 47enne che nel dicembre 2022 uccise l’estetista 42enne di Ciampino, mentre lei scesa in una piazzola di sosta del Gra chiedeva aiuto al 112 dopo essere stata tamponata dal tir. Il giudice ha optato per una pena più grave.

Per l’accusa il camionista era scappato col tir uccidendo la donna perché guidava sotto effetto di cocaina. La sentenza

Il giudice ha emesso una sentenza prevedendo una pena più pesante: 8 anni di carcere. L’imputato rispondeva di omicidio stradale e omissione di soccorso. 

Un nuovo giorno di dolore per la famiglia Sbal, devastata da quel 4 dicembre del 2022.

Il camionista e la vittima si erano fermati in una piazzola di emergenza sul Gra per una discussione dopo che lui aveva tamponato la Panda della donna.

Quando Alessia Sbal ha chiamato il 112 per segnalare il tamponamento e la targa del tir, il camionista è ripartito con l’autoarticolato travolgendola in pieno, per poi fuggire via.

L’uomo è risultato, poi, positivo alla cocaina. Il pm Stefano Luciani, nel corso della requisitoria ha definito “abnorme” la sua condotta.

Gli audio inediti

L’orrore in diretta. La procura – coma anticipato ieri da Canaledieci – ha portato in aula la prova concreta che Alessia Sbal sia stata centrata e uccisa mentre chiedeva aiuto al numero delle emergenze. Precisamente mentre dettava la targa del tir. La sua voce si spezza mentre ripete al 112 gli ultimi numeri poi quasi un grido: Fermati, fermati, fermati mi sta venendo addosso….

Sono due le chiamate che hanno portato a inchiodare il camionista.

Emergenza, pronto?”, risponde l’operatore alla prima chiamata. Alessia risponde: “Emergenza mi ha preso un Tir in pieno, venite subito….”, altre parole non sono chiare. “Sei ferita, sei ferita?”, chiedono dal 112. E lei: “Non sono ferita, ma lui sta qua…”. Anche il camionista è sceso dal mezzo ed è accanto a lei.

Allora calmati – riprende l’operatore – Fammi sapere dove stai. Dimmi la via. Mi dica la via signora, tolga il viva voce…Parli con noi..Pronto..”

L’orrore in diretta

Cade la linea. Alessia Sbal richiama. La seconda e ultima chiamata, che come si scoprirà poi, è una sorta di esecuzione in diretta.

Pronto, signora non deve agganciare però – dice l’operatore del 112 – Se chiede l’intervento deve parlare con noi. Vuole l’intervento sì o no? Signora, ce la fa a parlare al telefono da vicino e senza viva voce?”

Pronto, la signora mi ha passato il telefono…..Non so…Sto sul raccordo… la signora mi ha inchiodato davanti”, risponde l’autista del Tir a cui Alessia ha passato il telefono forse nel tentativo che si autodenunciasse per il tamponamento. Dal 112, c’è confusione nel sottofondo, ma la telefonata continua.

Alessia Sbal si riprende il telefono: “Il telefono è mio, ora gli do il numero di targa” del tir.

Dall’audio si sente distintamente Alessia dettare “Domodossola Torino zero, tre, doppia w….”. Su sollecito dell’operatore comincia a ripetere il numeri di targa ma si interrompe per riferire che il camionista si sta rimettendo alla guida: “Se ne sta andando dicendo che io gli ho inchiodato”.

Il tempo di pronunciare quella frase e succede l’impensabile: “Fermati, fermati, fermati mi sta venendo addosso…”.

Sono le sue ultime parole.

Signora, signora, signora….pronto”. “Signora…pronto…“. Non si sente più nulla. Alessia Sbal è già morta schiacciata sull’asfalto. Sono bastati quattro secondi.

Il camionista dopo averla centrata a tre metri di distanza, ne ha trascinato il corpo sotto le ruote per sei metri ed è fuggito via mentre degli automobilisti inorriditi lo rincorrevano.

Verrà arrestato giorni dopo. In aula ha spiegato che il suo uso di droghe era occasionale. Che non ha visto la donna. Che dalla cabina non poteva scorgerla (eppure fino a un secondo prima ce l’aveva al fianco). Ieri per la prima volta ha pronunciato la parola “scusa”, lo ha fatto davanti al giudice, senza mai guardare negli occhi la madre e la sorella di Alessia, due donne perennemente devastate dal dolore.