Ennesima tragedia sulla Colombo. Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada: "Basta alle stragi e ai freni sui sistemi di controllo"
Si chiamava Luca Pupillo il giovane di 26 anni deceduto ieri mattina mentre si trovava in sella alla sua moto Kawasaki, percorrendo la Cristoforo Colombo.
Sono ore di disperazione per i familiari di Luca Pupillo, mentre un’infinità di messaggi di cordoglio da tanti amici e colleghi, si alternano sui social alle sue foto ricordo.
Noi ne abbiamo scelta una che racconta in uno sguardo la storia di un giovane felice della sua vita, solare in un giorno speciale per lui nel suo lavoro conquistato con tanto cuore ed esercizio. Le premesse per un futuro radioso spezzato in un attimo prima dell’alba di ieri.
A condividerla sul web nella tarda di ieri, il gruppo SETA di Giulianova, con le parole di chi condividendo con lui la passione di stare dietro al bancone del bar, diventata un lavoro, è ancora affranto e incredulo per la sua scomparsa:
“Luca è stato uno dei pionieri del progetto Seta contribuendo a renderlo ciò che ora conosciamo, un Bartender di grandi capacità e talento innato dal sorriso contagioso ed amato da tutta la comunità Giuliese. Grazie per averci dedicato qualche anno della tua vita, grazie per ciò che ci hai dato, proteggici da lassù. Siamo immensamente vicini a tutti i suoi cari in questo momento surreale”.
Il 26enne residente all’Infernetto era riuscito con successo a raggiungere il suo obiettivo, diventare uno splendido bartender, e con un’esperienza ed una bravura tale nonostante la sua giovane età, che gli aveva consentito di essere scelto come il volto sorridente del bar di un albergo di lusso della Capitale.
Il suo sogno è stato distrutto in un incubo che ha coinvolto altri due giovani. Lui purtroppo non c’è più, e per chi resta la vita di tutti i giorni non sarà più la stessa.
“Sono numeri che fanno paura, dietro ai quali ci sono persone e famiglie che dovranno convivere con il dolore. Non si può più ignorare la portata di queste tragicità a partire dalle Istituzioni. La nostra preghiera è che chi ha il dovere di salvaguardare le nostre vite si metta una mano sulla coscienza e decida di affrontare seriamente questa “mattanza”, con controlli prima ed applicazione severe delle pene in capo a chi provoca sinistri mortali. Non si può morire in strada, il colore rosso del sangue sta ridipingendo l’asfalto ovunque”.
Da parte dei volontari che svolgono con un impegno continuo formazione e campagne di informazione per i giovani poi, un’aspra critica all’immobilismo: “Abbiamo appreso di freni all’uso dei sistemi di controllo della velocità, mentre associazioni di volontari come la nostra, nella speranza che nessun altro debba ripercorrere un evento tragico e debilitante psicologicamente, si spendono per prevenzione presso i giovani. Noi diciamo basta alle stragi e ai freni sui sistemi di controllo” – concludono.