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E con il Gay Pride avanzano anche i sostenitori del Zagaja: “Ridateci il chiosco dell’inclusione”

Hanno marciato compatti per ricordare l’eredità lasciata dal Zagaja, il fondatore della trasgressiva spiaggia di Capocotta

Non è passato neppure un mese dall’assegnazione delle nuove concessioni di Capocotta che, un nutrito plotone di sostenitori di Gaspare Vichi, per 25 anni alla guida del chiosco comunale “Dar Zagaja”, hanno partecipato con tanto di striscione personalizzato al Gay Pride tenutosi oggi, sabato 15 giugno, nella capitale.

Hanno marciato compatti per ricordare l’eredità lasciata dal Zagaja, il fondatore della trasgressiva spiaggia di Capocotta

E’ stato un modo per rivendicare un pezzo della storia delle spiagge libere situate a sud di Ostia lungo la litoranea, ma anche di attualizzare il significato dei valori a cui quel capanno si ispirava. Il fondatore del “Zagaja” è stato, infatti, uno dei pionieri della spiaggia trasgressiva frequentata da persone accomunate da rivendicazioni diventate, con il tempo, patrimonio comune di decine di migliaia di sostenitori delle comunità Lgbtq+ che questo pomeriggio hanno sfilato nella capitale.

All’insegna del Zagaja “beach bar & restaurant” si sono incamminati in tanti, non solo per ricordare che “il buco” situato tra i cespugli della macchia mediterranea è stato un forte simbolo di inclusione, ma anche per dare lustro a un periodo e a una tradizione cancellati dal Comune di Roma Capitale con l’assegnazione delle nuove concessioni alla fine dello scorso mese di maggio.

Un colpo di spugna che ha estromesso le figlie eredi di Gaspare Vichi per un’inezia nella fase di rilancio delle offerte. Il Campidoglio ha, infatti, accelerato nelle scorse settimane l’iter per l’aggiudicazione di tre chioschi: oltre al Zagaja, il Mediterranea e Porto di Enea. I sostenitori dello storico ‘buco’ dovranno aspettare sei anni prima di poter sperare in un ritorno al passato. Tanta è, infatti, la durata dei nuovi permessi rilasciati dall’amministrazione locale.

L’impianto balneare ha una superficie complessiva di 23mila metri quadri e il chiosco con una cubatura di 222 metri quadrati. A farsene carico, dopo la scomparsa del fondatore così soprannominato per la sua balbuzie da quando faceva il figurante a Cinecittà, erano state le sue eredi escluse al fotofinish, e per solo mezzo punto su 100, dalla commissione aggiudicatrice (leggi qui).

Di qui il passaggio di mano della struttura ai nuovi titolari.

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