Guidonia, abusi sessuali su disabile minorenne: condannata la badante

Una donna incaricata di assistere un disabile minorenne è stata condannata per abusi sessuali dal Tribunale di Tivoli

Avrebbe ripetutamente abusato sessualmente un giovane disabile, fin da quando era minorenne. E per questo è stata condannata in primo grado a tre anni e cinque mesi di reclusione.

Una donna incaricata di assistere un disabile minorenne è stata condannata per abusi sessuali dal Tribunale di Tivoli

Per Elvira S. albanese cinquantenne di Guidonia Montecelio ieri il Tribunale di Tivoli ha disposto una pena a tre anni e cinque mesi di reclusione più 2400 euro di spese processuali più risarcimento danni da liquidarsi in giudizio civile. Il reato che ha commesso è quello di violenza sessuale su minorenne. I primi fatti, infatti, risalgono al luglio del 2014 quando il giovane, affetto da paraplegia, aveva ancora 16 anni.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Tivoli anche attraverso le chat scoperte sul PC di famiglia e intercorse tra ragazzo e badante, la donna quando era sola in casa, approfittava sessualmente del giovane. E’ stata la mamma, solo quattro anni dopo, nel 2018, a scoprire tutto e, assistita dall’avvocato Gianluca Proietti,  a denunciare la straniera.

In sede di incidente probatorio il ragazzo ha confermato quanto era scritto nella chat intrattenuta con la badante con ripetuti episodi registrati dagli investigatori fino al 9 agosto 2016 ovvero anche quando la vittima era diventata maggiorenne.

I giudici del Tribunale di Tivoli hanno comminato alla donna anche pene accessorie: interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, interdizione perpetua dalla tutela, curatela e amministrazione di sostegno e interdizione perpetua dai pubblici uffici e strutture private frequentate da minori.

Il tentativo di archiviazione

Da osservare che inizialmente la procura di Tivoli aveva richiesto l’archiviazione del procedimento. In seguito alla opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dall’avvocato Proietti per conto del disabile e della mamma, la Procura generale presso la Corte d’Appello di Roma ha avocato a sé le indagini preliminari e chiesto di ascoltare il giovane tramite l’incidente probatorio.

A seguito della prova testimoniale della vittima, è stato disposto il rinvio a giudizio della Sina. Che è culminato con la condanna di ieri.