Liposuzione fatale a Roma: anestesista condannata per omicidio colposo

L'anestesista condannata per omicidio colposo: avrebbe sottovalutato la crisi respiratoria durante l'intervento di liposuzione

Silvana Inserra, la 47enne morta durante un intervento di liposuzione

L’intervento di liposuzione, le complicazioni e sei giorni dopo l’irreparabile. Ora per la morte dell’ex modella Silvana Inserra è arrivata la condanna dell’anestesista per omicidio colposo.

L’anestesista condannata per omicidio colposo: avrebbe sottovalutato la crisi respiratoria durante l’intervento di liposuzione

Si sottopone a un “ritocco” dopo un intervento di liposcultura e muore pochi giorni dopo. Per Silvana Inserra, 47 anni, una ex modella di Sorrento il viaggio a Roma, in una clinica estetica all’avanguardia e specializzata al Salario, sarebbe dovuto servire a cancellare una piccola imperfezione lasciata da un intervento di liposuzione precedente, effettuata sempre nella stessa clinica.

Una complicazione inaspettata legata all’anestesia, invece, non le ha lasciato scampo. Ieri il tribunale di Roma ha condannato l’anestesista a 2 anni di carcere per omicidio colposo.
Per i giudici la morte della 47enne poteva essere evitata.

Sarebbe bastato, secondo la ricostruzione del pm Pietro Pollidori, che l’anestesista avesse rilevato in tempo nella paziente “i segni di ripetuti episodi di brachicardia, emergenti dai tracciati e scatenati dall’effetto farmacologico”. L’intervento rianimatorio, invece, si rivela tardivo e il ricorso ad un ospedale dotato di reparto rianimazione inutile. La donna morì sei giorni dopo il ricovero.

L’inizio del dramma si consuma in un manciata di ore la mattina del 4 febbraio del 2020. La signora Inserra ha un beauty case con lei, una piccola valigia e le analisi di routine richieste per una preospedalizzazione.

Il marito che l’accompagna è convinto che dopo un’attesa di poche ore possano pernottare in una casa vacanza in centro, fare una passeggiata turistica l’indomani e poi tornare a casa, sulla costiera amalfitana.

La mattina successiva, invece, sta di fronte a un ispettore di polizia del commissariato a sporgere querela. “Mia moglie è in fin di vita, voglio sapere cosa è successo”. Sei giorni dopo, la morte.

Nella denuncia l’uomo specifica, invece, ogni momento di quella giornata. “In data 4 febbraio, mia moglie si è sottoposta a un intervento di chirurgia estetica per liposuzione in una clinica di via Mantova, a Roma. L’intervento era stato programmato da un mese e in una ulteriore visita del 23 gennaio erano stati specificati i dettagli“.

Il dramma

La donna si era già sottoposta a un intervento di liposcultura con lo stesso chirurgo, ma in un’altra clinica romana e aveva da subito mostrato allo specialista delle imperfezioni da correggere.

Alle 11 del mattino, la donna viene di nuovo visitata dal chirurgo che individua le aree dove intervenire, le cerchia, corredandole di foto. La paziente è tranquilla. A mezzogiorno viene accompagnata in sala operatoria dall’anestesista, lo stesso medico che l’aveva sedata nel primo intervento di chirurgia estetica.

Dopo tre ore di attesa il marito viene convocato dal chirurgo. Scopre così che l’intervento era stato interrotto, che si era dovuto procedere a manovre rianimatorie e poi alla tecnica di intubazione, fino alla decisione di trasferire Silvana in un ospedale dotato di un reparto di rianimazione. “Nulla di preoccupante, venivo rassicurato – denuncerà l’uomo – in quanto mia moglie avrebbe risposto agli stimoli vocali e manuali”.

Il saluto del marito in un post straziante. “Lei per me era Mora. Una straordinaria bellezza che mi ha fatto girare la testa, eppure di una bellezza interiore ancor più indescrivibile”.