Roma, omicidio del 25enne Filippo Felici: pena mite per l’assassino

La Corte esclude l'omicidio premeditato. Daniele Piancatelli: "Volevo dargli una lezione, non ucciderlo". E spiega anche il perché

Filippo Felici, la vittima dell'omicidio

Dieci anni di carcere per l’omicidio di un 25enne. I giudici della prima Corte d’assise di Roma hanno condannato a 10 anni e un mese di reclusione Daniele Piancatelli il ventenne romano ritenuto colpevole di aver ucciso nell’ottobre di due anni fa, a Cinecittà, il 25enne Filippo Felici con una coltellata alle spalle.

La Corte esclude l’omicidio premeditato. Daniele Piancatelli: “Volevo dargli una lezione, non ucciderlo”. E spiega anche il perché

Per la Corte si è trattato di un omicidio volontario, ma non premeditato, dettato quindi più da uno scatto di rabbia. La procura che aveva invece inquadrato l’omicidio come un agguato sperava in una condanna a 21 anni e un mese di carcere.

L’appuntamento

Un omicidio che si è consumato in pochi minuti nella tarda notte tra il 25 e il 26 ottobre del 2022. A scatenare la rabbia di Daniele Piancatelli, all’epoca 23enne, una telefonata di due  amici nemmeno diciottenni che gli riferiscono di aver sentito Filippo Felici bollarlo come “un infame” perché “gli aveva fatto una cosa brutta”.

I due ragazzi decidono quindi di vedere Piancatelli. L’incontro avviene nei pressi di via Tuscolana, dove l’imputato è ospite da qualche tempo.

Dopo essere venuto a conoscenza delle parole di Felici, Piancatelli decide di volerlo vedere e chiede all’amico di fissare un appuntamento in incognito.

L’incontro vicino via Publio Rutilio Rufo avviene a stretto giro. Scoppia subito una lite tra i due. La vittima riceve prima un pugno in faccia e poi la coltellata alla schiena. Una coltellata fatale che gli reciderà l’aorta uccidendolo all’istante.

La giustificazione

Non volevo ucciderlo”, si è giustificato l’imputato in aula. “Volevo solo dargli una lezione perché aveva avuto una discussione con due miei amici”. E poi la ricostruzione ritenuta surreale dalla procura.

L’imputato ha spiegato che per lui era un’abitudine uscire col coltello e anche quella sera lo aveva afferrato e messo nella manica della felpa. “Il coltello deve essersi sfilato quando gli ho dato il pugno”.

La ricostruzione da omicidio preterintenzionale, però, non ha convinto del tutto i giudici che hanno comunque condannato l’imputato per omicidio volontario, risparmiandogli solo la contestazione della premeditazione e quindi più anni di carcere.

Per il pm Edoardo De Santis quella notte Filippo Felici era finito al centro di un vero e proprio agguato. E per controversie legate allo smercio di stupefacenti.

Il killer venne arrestato dalla sezione omicidi della squadra mobile di Roma, mentre tentava la fuga in Spagna.