Torvajanica, il condominio invaso in modo sistematico dalle acque nere: Acea diffidata

Decine di famiglie condannate a respirare aria malsana e maleodorante da anni a causa dell’inerzia di Acea

Il condominio di via San Paolo a Torvajanica e i tombini che indicano la presenza delle vasche di sollevamento che inquinano con regolarità le case a schiera

Via San Paolo 15 a Torvajanica. In una strada di recente costruzione si consuma, da quando fu edificato nel 2016, il nauseante e sistematico rito che, per un’errata progettazione da parte di Acea, condanna un intero condominio a essere aggredito dai miasmi delle acque nere convogliate verso la rete idrica pubblica soprattutto quando le piogge sono abbondanti.

Decine di famiglie condannate a respirare aria malsana e maleodorante da anni a causa dell’inerzia di Acea

Il problema e i forti disagi connessi a una situazione mai risolta in modo definitivo coinvolgono 28 famiglie che abitano all’interno di una struttura abitativa fatta di palazzine a schiera. In questi giorni di ulteriori precipitazioni meteoriche l’assalto della melma e dei suoi miasmi è tornato a farsi intenso. Le case sono costruite praticamente sopra alle vasche di sollevamento che dovrebbero convogliare le acque provenienti dall’entroterra e anche da Pomezia, nel sistema di raccolta destinato a garantirne la depurazione prima di essere disperse al largo.

Il problema nasce dal fatto che le pompe di sollevamento costruite dall’Acea vanno regolarmente in tilt quando nei motori si incastrano rami, rifiuti ingombranti e materiali di ogni tipo trascinati verso il litorale dal deflusso impetuoso delle acque reflue.

Dopo l’ennesima pioggia i motori delle vasche sono andati in blocco e l’aria si è fatta di nuovo irrespirabile, soprattutto nelle abitazioni situate al pian terreno o nei seminterrati delle palazzine dove si incanalano i liquidi che traboccano dai serbatoi di contenimento.

Di fronte all’ennesima inondazione i condomini hanno tempestato di telefonate i centralini del servizio di emergenza del gestore della rete idrica ricevendo la solita, disarmante risposta: “dovete aspettare che l’acqua esca sulla pavimentazione stradale altrimenti non possiamo intervenire”.

Poiché i tombini di raccolta delle acque non smaltite dalle vasche non sono dotati di valvole di non ritorno il livello dell’acqua tracima rapidamente e si incunea dappertutto.

L’unica soluzione definitiva per garantire salubrità e abitabilità alle case interessate da un nauseabondo rituale sarebbe quello di spostare le vasche di sollevamento lontane dal punto in cui si trovano per metterle in sicurezza lontano dalle case o comunque in condizione di non creare allagamenti a catena di stanze e garage.

Oltre alla fuoriuscita di acqua sporca e fango il blocco delle vasche comporta anche quello delle pompe con i motori che producono rumori assordanti rendendo impossibile il riposo notturno oltre alla paura che la fuoriuscita possa mandare in tilt anche la rete elettrica.

Nel periodo immediatamente anteriore alla pandemia da Coronavirus Acea Ato 2 aveva predisposto un progetto per spostare le vasche di sollevamento avvicinandole, tra l’altro, all’impianto di depurazione. “Ma di questo progetto -sottolineano i condomini di via San Paolo- non si è più fatta menzione ed è per questa ragione che abbiamo diffidato Acea a risolvere in via definitiva il problema, pena l’avvio di una causa per il risarcimento dei danni subiti da quando queste case furono costruite”.