Un Comitato Cittadino accende i riflettori sulla possibile chiusura degli accessi agli arenili della Riviera di Ponente
Il mare di Nettuno rischia di essere ingabbiato dagli sviluppi di una querelle che si trascina da anni tra i proprietari delle case con accessi diretti a mare e chi utilizza i cancelli per accedere a oltre un chilometro e mezzo di spiagge libere.
L’allarme chiusura e l’apposizione dei relativi sigilli è stato lanciato durante un’assemblea pubblica del Comitato Cittadino dei Mille che, da tempo, si batte per dare certezza al diritto di discesa agli arenili da parte di chiunque.
A rischio sono, in particolare, i varchi compresi tra il civico 87 e il civico 145 di via Gramsci che corre lungo il litorale della cittadina affacciata sul Tirreno.
In base a un’analisi tecnico-amministrativa elaborata sotto forma di parere da Simone Massari per conto del Comitato è, infatti, emerso che sugli stessi varchi “potrebbero essere apposti i sigilli da parte dell’autorità competente trattandosi di opere edilizie realizzate nella fascia di salvaguardia del Demanio Marittimo”. Su questa fascia di rispetto non si può, infatti, realizzare alcuna opera da parte dei privati senza il rilascio di uno specifico nulla osta.
Poiché i permessi per la realizzazione dei cancelli non sono mai stati rilasciati il loro sequestro sarà inevitabile, sostiene il tecnico, e con esso vietato anche il passaggio verso le spiagge libere da parte di visitatori e residenti.
Il fatto che nessuna Amministrazione comunale, inclusa quella nominata dopo il commissariamento dell’assemblea locale, sia riuscita a dare certezza a un quadro normativo, quanto meno contraddittorio, non è casuale.
L’ente locale dovrebbe attendere il sequestro dei cancelli di pertinenza delle lussuose abitazioni posizionate sulla Riviera di Ponente per poterne poi riaprire, “a propria discrezione, ogni 300 metri, degli altri ritenuti più idonei per il libero e gratuiti accesso in spiaggia a favore della collettività”, così come stabilito dal Regolamento regionale n. 19 del 2016 all’articolo 13, comma 5.
Che la soluzione della diatriba non sia dietro l’angolo e che si trovi in uno stato di “inerzia amministrativa”, rimarca il relatore del parere, è stato messo nero su bianco anche dal Prefetto Antonio Reppucci. Quest’ultimo ha, infatti, asserito che “una proprietà pubblica delle discese a mare non è stata mai provata con atti e documenti probanti…Magari esistessero tali atti…Il Comune opererebbe immediatamente a tutela dell’interesse collettivo”.
Una via di uscita dall’impasse tencico-burocratica secondo il Comitato Cittadino dei Mille, tuttavia, esisterebbe. Ma non può prescindere dalla collaborazione dei proprietari dei fondi che si affacciano sul mare ai quali spetterebbe di rimuovere le strutture abusive di accesso costruite sul Demanio Marittimo. Questa “presa di coscienza -conclude Massari- eviterebbe nell’interesse di tutti un inutile iter amministrativo e un possibile calvario giudiziario”.