Cuccioli venduti a migliaia di euro come cani di razza, ma in realtà privi di alcun valore commerciale. E’ stata appena smascherata tra Ravenna e Napoli dai carabinieri Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali (Soarda) una maxi truffa frutto della vendita di simil bulldog francesi. Sei gli arresti per la vendita di simil cuccioli di bulldog francesi.
Cuccioli meticci venduti come di razza: 6 arresti per traffico illecito di animali e frode in commercio
Contestato il reato di associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata al traffico illecito di numerosi cuccioli di simil bulldog francese ed alla frode in commercio essendo stati venduti a prezzi altissimi cuccioli come di razza, ma in realtà privi di alcun valore commerciale.
Le lunghe ed articolate attività di indagine, hanno interessato diversi paesi, in particolare la Slovacchia dove l’allevamento “I cuccioli di Carlotta”, pubblicizzato sui maggiori canali Social come allevamento di cani di razza ubicato in Nitra (SK), movimentava illegalmente una grande quantità di cuccioli di simil Bulldog francese e simil Pomerania.
Sei gli ordini di cattura nei confronti di italiani e stranieri, alcuni dei quali residenti o domiciliati all’estero, in corso di esecuzione con la collaborazione del collaterale servizio di Polizia slovacca.
Il valore dei cuccioli
Gli appartenenti all’associazione criminale sfruttavano quali promoters dell’allevamento volti noti dello sport e dello spettacolo, VIP che hanno prestato inconsapevolmente il loro volto a tutto beneficio dei trafficanti, facendo così crescere il prezzo di acquisto dei cuccioli che arrivava a superare anche i 3000 euro cadauno.
Le indagini hanno accertato che tutti i cani venduti dall’associazione criminale come esemplari di razza a prezzi esorbitanti agli ignari acquirenti erano in realtà meticci simil bulldog francesi sforniti di valore economico in quanto tutti i cani venduti (non avendo alcuna certificazione genealogica vera ed ufficiale) erano privi del certificato di origini-pedigree ufficiale del paese di origine e dell’ Ente nazionale cinofilia Italiana.
La variante inventata
I cuccioli venduti dall’associazione infatti, appartenevano per lo più alla inesistente cosiddetta “variante esotica” costituita da colorazioni del manto grigio, blu, lilla, pubblicizzata per attrarre l’ignara clientela, colorazioni assolutamente non sono ammesse dallo standard di razza fissato dalla Federazione Cinologica Internazionale e per le quali sarebbe stato impossibile ottenere un qualunque pedigree legittimo in ambito comunitario.
I falsi pedigree
Il Gip nell’ordinanza parla di “cuccioli piccolissimi, sottratti anzitempo alle fattrici” l’esistenza del “veterinario slovacco che illecitamente consegnava i passaporti in bianco e i microchips irregolari privi della indicazione effettiva dello Stato di origine, la compilazione dei passaporti, recanti date e nomi falsi di fantasia,… l’ indicazione di vaccinazioni antirabbica fatte il giorno prima della partenza” con conseguente possibile e pericolosa importazione intracomunitaria di cani sforniti della obbligatoria copertura antirabbica.
I cuccioli venivano trasportati con modalità tali da eludere il sistema Traces e senza la necessaria documentazione richiesta dalla normativa europea sulla “movimentazione a carattere commerciale di cani e gatti tra Paesi” trattandosi di vendite di cani a mero scopo di lucro.
Per fare apparire detti cuccioli come di razza ed invogliare gli acquirenti all’acquisito in Campania veniva creata dal gruppo criminale una illegale associazione che si voleva porre come parallela all’ENCI producendo a tal scopo un ingannevole foglio di carta denominato dall’associazione criminale “pedigree ICBD – Club Italiano Cani di Razza” privo di alcun valore legale pubblicizzandosi come facente parte del “Kennel Club WDF” associazione di pura fantasia.
Un commercio che – secondo gli inquirenti – ha alimentato il mercato illegale dei cuccioli che mai avrebbero potuto essere considerati cani “di razza” “ingannando platealmente, ma senza indugio alcuno, una schiera infinita di clienti, anelli finali di una lunga filiera che fa dell’animale una merce… non solo, ancora, ambendo a proporsi quale alternativa ai canali ufficiali della cinofilia… confondendo per anni il mercato”, precisa ancora il Gip nell’ordinanza.