Processo alla storia: in un libro le accuse a Erich Priebke dall’avvocato delle vittime (VIDEO)

“Erich Priebke, ricordi di un processo alla storia”, lunedì 11 marzo in Campidoglio la presentazione del libro inchiesta dell’avvocato Nicotera

Tanti piccoli episodi di portata storica ricostruiti in un processo. E ora raccolti in un libro. È titolato “Erich Priebke, ricordi di un processo alla storia” il libro storico-giudiziario scritto da Pietro Nicotera, noto avvocato penalista romano che quell’enorme caso del processo a Priebke per l’eccidio delle Fosse Ardeatine lo ha seguito da vicino, in aula, dalla parte delle vittime.

“Erich Priebke, ricordi di un processo alla storia”, lunedì 11 marzo in Campidoglio la presentazione del libro inchiesta dell’avvocato Nicotera

Perno del libro il processo che, intentato dalla procura militare romana, a quasi mezzo secolo dai fatti e dopo traversie e capriole giudiziarie, portò all’ergastolo il gerarca nazista (ormai ultra ottantenne) ritenuto tra i principali protagonisti della rappresaglia delle Fosse Ardeatine che costò la vita a 335 persone.

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Erich Priebke durante la guerra (a sinistra) e nelle fasi del processo

La presentazione in Campidoglio

La presentazione del libro in Campidoglio aula GIulio Cesare, lunedì 11 marzo alle ore 17, a pochi giorni dall’80° Anniversario dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine.

Sarà l’occasione per riflettere, per rovistare tra le curiosità del libro. Interverranno il consigliere comunale Fabrizio Santori e la Presidente dell’Assemblea Capitolina Svletana Celli. E oltre all’autore del libro e alla criminologa Roberta Bruzzone che ne ha curato la prefazione, Riccardo Pacifici Vice Presidente European Jewish Association; Noemi di Segni Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane; e i sottosegretari all’istruzione e alla giustizia Paola Frassinetti e Andrea Ostellari.

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L’avvocato Pietro Nicotera, autore del libro “Erich Priebke, ricordi di un processo alla storia”

“Il libro tratta un argomento, il processo all’ultimo criminale nazista Erich Priebke uno dei responsabili dell’eccidio delle fosse Ardeatine ed in particolare dell’esperienza vissuta dal sottoscritto quale avvocato di parte civile che per la prima volta racconta episodi avvenuti nel corso del processo poco conosciuti – spiega Nicotera -. Ma anche le emozioni e sensazioni avute nel vivere un momento storico rivelando i retroscena di una vicenda giudiziaria fino alla sentenza del 1 agosto 1996 che scosse non solo l’Italia ma il mondo intero”.

Il libro può ritenersi unico – aggiunge Pietro NIcotera -. Tratta di argomenti che anche se legati ad una o più vicende processuali di portata storica racconta episodi che possono aiutare a comprendere meglio, per poi esprimere le proprie valutazioni in tutta libertà , su come venne gestito il Processo Priebke dallo Stato Italiano e dalle sue Istituzioni le quali si videro costrette a correre ai ripari dopo la rivolta ‘mondiale’ che si verificò a seguito della prima sentenza, quella di assoluzione”.

Priebke criminale o soldato in guerra?

Priebke criminale che andava punito o assolto perché esecutore delle leggi di guerra? In questo caso della rappresaglia per i 33 soldati tedeschi uccisi dai partigiani in via Rasella?

Il giornalista Indro Montanelli una lettera scritta nella primavera del 1996 all’epoca della prima condanna di Priebke a 15 anni di reclusione pur ricordando come la strage delle Ardeatine fosse costata la vita a due suoi “vecchi e cari amici” espresse dei dubbi sulla liceità del processo e di un’eventuale condanna dell’ex ufficiale tedesco.

“Da vecchio soldato, e sia pure di un Esercito molto diverso dal Suo, so benissimo che Lei non poteva fare nulla di diverso da ciò che ha fatto…– scrisse Montanelli – Il processo si dovrebbe fare alle aberrazioni dei totalitarismi e a certe leggi di guerra che imponevano la rappresaglia. Certo: lei, Priebke, poteva non eseguire l’ordine, e in pratica suicidarsi. Questo avrebbe fatto di lei un martire. Invece, quell’ordine lo eseguì. Ma questo non fa di lei un criminale”.

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Nella foto l’avvocato Nicotera con la criminologa Roberta Bruzzone che ha curato la prefazione del libro

Nicotera a distanza di anni resta fermo sulle sue posizioni colpevoliste

“È stata l’unica volta nella mia vita professionale – spiega – che, costituito parte civile, ho indicato espressamente la pena alla quale l’imputato avrebbe dovuto essere condannato: l’ergastolo”.

“È una cosa che non faccio mai, ma ho ritenuto opportuno farlo perché ravvisavo in quel caso che l’avverbio ‘mai’ quale scritto nella casella dove è indicato il ‘fine pena’ del condannato, dovesse rappresentare per Priebke la fine della speranza, quella stessa speranza necessaria per vivere che aveva sottratto cinicamente alle vittime dell’eccidio di cui si era reso responsabile e ai familiari delle stesse” – conclude Nicotera.