Gli amanti della tavola da onda denunciano il pericolo rappresentato dai detriti che galleggiano a pelo d’acqua. L'avviso della Guardia Costiera
Uno slalom tra i detriti e tanta paura di finire contro una trave di legno armata con chiodi appuntiti. E’ quanto sta accadendo ai numerosi appassionati del surf da onda che frequentano le spiagge del litorale di Ostia Levante dove la costante azione erosiva delle mareggiate sta letteralmente facendo a pezzi le cabine di stabilimenti come il Kursaal. Strutture sempre più simili a zone di guerra bombardate anziché a luoghi deputati allo svago di discipline sportive praticabili anche durante i mesi invernali.
La rottura delle componenti balneari amovibili produce rottami informi che vengono trascinati al largo dalle correnti e rappresentano una vera e propria insidia non solo per chi cerca di cavalcare i flutti in piedi su una tavola ma anche per le i pescherecci o i gommoni e le piccole imbarcazioni che incrociano sotto costa e corrono il rischio di subire falle o forature nel caso in cui urtino contro travi, anche di notevoli dimensioni, appena visibili sotto la superficie increspata delle acque.
Ma chi deve provvedere alla pulizia dei rottami che invadono gli arenili ovvero a rimuovere i rifiuti di materiale ligneo trascinati anche a notevoli distanze dalle spiagge?
Lo abbiamo chiesto alla Capitaneria di porto che ricorda che, proprio nella zona più frequentata dai surfisti è in vigore dallo scorso mese di novembre un’ordinanza della Guardia Costiera che vieta le attività di balneazione e pesca sui tratti più esposti al fenomeno dell’erosione (leggi qui).
Un’interdizione che si estende per cinquanta metri al largo dalla linea di costa e che costituisce una fascia di rispetto in cui è vietato compiere varie attività.
Oltre alla navigazione, all’ancoraggio o alla sosta delle imbarcazioni professionali e da diporto restano fino a nuova comunicazione “off limits” le immersioni effettuate con o senza autorespiratore e, naturalmente, le evoluzioni dei surfer.
Gli impianti balneari su cui vige il niet deliberato dall’autorità sono l’Hibiscus, il Kursaal, lo Shilling, lo Sporting beach, il Venezia, il V-Lounge beach e la Caletta.
Tutti impianti posizionati nel tratto di litorale compreso tra il civico 14/b del Lungomare Lutazio Catulo e il civico da 6 a 8 nonché i numeri 62 e 64 sul Lungomare Amerigo Vespucci.
Il divieto riguarda, in particolare ciò che si trova sulle spiagge e nello spazio di mare immediatamente antistante.
La rimozione dei detriti rimasti sulla riva sarebbe di competenza dei titolari delle singole concessioni ma, nelle more del rinnovo di quelle ormai in gran parte decadute, l’obbligo di provvedere agli interventi di manutenzione straordinaria non è chiaramente attribuibile.
Non essendo individuabili con certezza le persone fisiche o giuridiche su cui far ricadere la responsabilità di manutenere in modo corretto gli arenili impera la regola discrezionale del “fai da te”.
Lo Shilling, per esempio, ha rafforzato le palizzate del suo ristorante, ormai trasformato in una palafitta ancorata alla battigia ma il Kursaal che ha subito anche quest’anno danni molto pesanti difficilmente reperirà le risorse necessarie al rifacimento delle cabine demolite dai marosi.
I proprietari dell’antico stabilimento, con ogni probabilità, attenderanno al pari degli altri esercizi confinanti che la Regione Lazio stanzi le risorse necessarie a un nuovo intervento di ripascimento morbido per evitare il danno di eseguire costosi interventi di manutenzione e, alla prima mareggiata, anche la beffa di andare di nuovo a fondo.
Per i resti di materiale ligneo trascinati al largo, invece, non sono previste attività di recupero o di pulizia di quanto galleggia sulla superficie del mare e occorrerà, quindi, prestare la massima attenzione all’avviso di pericolo che, stando a quanto canaledieci è in grado di anticipare, verrà emesso nei prossimi giorni.
Avviso rivolto ai naviganti per invitare le imbarcazioni che incrociano al largo delle zone soggette alle devastazioni del fenomeno erosivo a prestare la massima attenzione alla presenza di eventuali ostacoli situati lungo la rotta che intendono seguire.
Almeno fino a quando le correnti riporteranno sulla linea di costa ciò che ancora non verrà inghiottito dalle acque del Tirreno.
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