Un neonato. Foto di archivio
La famiglia del neonato ottiene giustizia dopo anni: ora i medici, ritenuti corresponsabili con la Asl dovranno rimborsare l'azienda sanitaria
Nel 2007 la nascita di un neonato con danni cerebrali, e l’anno scorso la sentenza di condanna per due medici e una ostetrica della Asl Roma 5 che avrebbero trascurato una emergenza inaspettata durante il parto.
Dovranno rimborsare l’azienda sanitaria di oltre 2 milioni di euro degli oltre 3milioni che l’azienda sanitaria locale ha pagato per risarcire la famiglia del piccolo ormai 17enne. Tra i medici e la Asl, infatti, ci sarebbe stata corresponsabilità secondo i giudici amministrativi della Corte dei Conti.
E’ uno dei casi che la Corte dei Conti ha citato nel tirare il bilancio dell’anno giudiziario 2023 che, in ambito regionale, si è chiuso col conteggio dell’accertamento di danni erariali per 36 milioni di euro. Un caso, quello della Asl Roma 5 con base a Tivoli, che la giustizia spesso lumaca riesce a confortare in qualche modo le vittime.
Il caso risale al 7 giugno 2007. Quello che non sembrava un parto a rischio si rivela un dramma. Mentre il neonato è in procinto di venire alla luce e chi deve soccorrere la madre ignora almeno 23 minuti di sofferenza fetale il piccolo inala liquidi che gli creano danni permanenti.
Per questo nel maggio 2023 due medici e un’ostetrica della Asl di Tivoli erano stati condannati a rimborsare all’Azienda sanitaria locale la cifra di 2 milioni 168 mila 411 euro a fronte dei 3 milioni 97.731 euro e 23 centesimi che la Roma 5 aveva già liquidato ai genitori del piccolo a titolo di risarcimento per il comportamento omissivo dei sanitari che hanno prestato assistenza alla mamma del piccolo.
La sentenza della Corte dei Conti – citata come emblematica nell’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile che si è appena svolto a Roma – era stata emessa nel maggio 2023.
Imponeva ai sanitari a versare all’Asl rispettivamente 1.239.092 il primo medico, 619.546 il secondo medico e 309.773 l’ostetrica. Il caso però non è ancora chiuso.