Roma, ai domiciliari non risponde ai Carabinieri: Pietro Genovese a processo con l’accusa di evasione

Pietro Genovese rinviato a giudizio per evasione. L'avvocato: "Le immagini delle telecamere non mostrano l'uscita del 24enne"

Nella foto il punto dell'omicidio stradale su Corso Francia. In primo piano le due vittime - canaledieci.it

Si trova agli arresti domiciliari Pietro Genovese il 24enne che sta scontando un pena di cinque anni e quattro mesi in appello, dopo per aver travolto e ucciso con la sua auto le 16enni Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, il 22 dicembre 2019 a Corso Francia.

Nel gennaio 2021 i Carabinieri in servizio per il controllo del rispetto della misura stabilita per il giovane, presso la sua abitazione, non avevano ottenuto risposta da lui dopo diverse citofonate. Per questo il 24enne è stato rinviato a giudizio con l’accusa di evasione dai domiciliari.

Pietro Genovese rinviato a giudizio per evasione. L’avvocato: “Le immagini delle telecamere non mostrano l’uscita del 24enne”

Il prossimo 20 marzo nelle aule di Piazzale Clodio, inizierà il processo nei confronti del figlio di Paolo Genovese, accusato di evasione dagli arresti domiciliari, condizione in cui si trova dal 26 dicembre del 2019 nel suo appartamento nel quartiere Trieste, dopo la condanna in via definitiva a cinque anni e quattro mesi, per l’omicidio di Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, investite con il Suv a Corso Francia.

Il 19 dicembre del 2020 poi, per il figlio del regista è arrivata la condanna a 8 anni di reclusione in primo grado con rito abbreviato, che per le famiglie delle due ragazze decedute tragicamente, rappresentò un segnale forte di giustizia con la dimostrazione dell’assenza del concorso di colpa: Gaia e Camilla attraversarono sulle strisce, con il verde pedonale, e i nostri avvocati sono stati bravi a dimostrarlo”.

Il rinvio a giudizio ora, riguarda invece i fatti avvenuti la sera del 16 gennaio 2021, quando i militari della Compagnia Parioli citofonarono a casa Genovese per il controllo di rito del 24enne, senza ottenere da lui alcuna risposta. Un episodio per cui è stato accusato di evasione.

Per le famiglie della vittime, che attendono ancora che il tribunale di Sorveglianza di Roma stabilisca dove il ragazzo dovrà scontare la pena alternativa residua, non sarebbe la prima volta. Anche in un precedente controllo stando alle ricostruzioni in aula, il ragazzo non rispose al controllo ma i militari pensarono che stesse dormendo.

Sarà l’avvocato del ragazzo a dover controbattere l’accusa. Dalla sua, pesa l’assenza di immagini che possano provare l’uscita da casa del 24enne sulle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso. Poi anche quella possibilità non percorsa dai militari, di tentare il rintraccio del giovane al cellulare.