Colombo, dopo la strage di pini a rischio anche gli oleandri. L’esperto: “Batteriosi da fermare subito”

Gli oleandri della Colombo si stanno ammalando: potrebbe essere la melata della Cocciniglia tartaruga dei pini responsabile della moria 

Oleandro malato sulla Cristoforo Colombo - foto di Mirta Samani

Stanno morendo uno ad uno gli oleandri sulla Cristoforo Colombo, attaccati forse da un batterio che ha trovato terreno fertile in queste essenze arbustive, spossate da un stress di inquinamento, e dalla difficile coesistenza con gli alberi malati di cocciniglia, nel poco terreno delle aiuole spartitraffico. Sui social infuria il dibattito. Per questo abbiamo chiesto ad un esperto di spiegarci cosa secondo lui sta accadendo a questo patrimonio verde, che rischia di fare la stessa fine dei pini.

Gli oleandri della Colombo si stanno ammalando: potrebbe essere la melata della Cocciniglia tartaruga dei pini responsabile della moria

Dopo i pini devastati dalla Cocciniglia tartaruga, anche gli oleandri, un’altra pianta tipica del panorama che circonda le arterie stradali del territorio lidense della Capitale, si trovano in uno stato di pessima salute, come mostrano le foto diventate virali sui social, di queste essenze arbustive dalle foglie ricoperte di uno strato nerastro.

La strada dove il problema è ormai sotto gli occhi di tutti i cittadini e si presenta come un paesaggio spettrale, è la Cristoforo Colombo, dove ogni giorno il verde intenso della foglie degli oleandri si sta trasformando in masse informi di foglie accartocciate, secche e ingiallite, preludio di un esito mortale.

Nessuna certezza al momento di quale sia il parassita che li ha attaccati e fatti cadere così rapidamente sul campo di battaglia, dopo anni di strenua resistenza in quegli ambienti difficili che sono le strade, con un passaggio praticamente continuo di auto e il bombardamento degli scarichi, ma intanto il dubbio che anche in questo caso la cocciniglia c’entri qualcosa è venuto anche agli esperti.

Sull’argomento abbiamo chiesto a Leonardo Perronace, un parere a prima vista, che l’esperto di verde urbano ha accettato di formulare in via ipotetica, nonostante il caso, come sempre, vada analizzato più approfonditamente, per comprendere quale sia il batterio nemico da combattere per agire tempestivamente.

“Nonostante gli oleandri siano specie arbustive rustiche che si accontentano di poco, si trovano collocate in quelle aiuole stradali da molto tempo – spiega Perronace -, soffrendo in questo microclima inquinato, con scarse possibilità di nutrimento, competizione radicale con i pini, e poco terreno da esplorare per ricavare acqua”.

E c’è di più secondo l’esperto, in questa condizione che metterebbe sotto stress qualsiasi pianta resistente: “Gli oleandri soffrono di batteriosi, il cui sviluppo è agevolato da periodi caldo umidi. Quest’anno l’inverno non c’è stato e l’anno passato ha piovuto tantissimo. Pertanto non è escluso che siano state attaccate da una molteplicità di batteri, come ad esempio la Xylella degli oleandri, lo Pseudomonas savastanoi detta rogna degli ulivi, la Cercospora, l’Alternaria o il Verticillium”.

A non essere esclusa purtroppo nell’analisi sommaria di Perronace, è anche l’ipotesi che sulle foglie delle piante sotto scacco dei pini malati, sia caduta la melata generate dalla Toumeyella parvicornis, più nota come Cocciniglia tartaruga, che avrebbe consentito alla fumaggine di ricoprirne la superficie, soffocandole e inibendone la fotosintesi.

Una processo mortale che se fosse confermato per questa specie, avrebbe perfino una diffusione più rapida che va interrotta immediatamente per cercare quantomeno di salvare le altre piante che non sono ancora state attaccate.

“A peggiorare la situazione – prosegue Perronace -, sono spesso delle potature imposte in periodi del tutto sbagliati anche per queste piante, che troppo spesso vengono potate in inverno invece del periodo a cavallo tra agosto e settembre. Scempi che in troppi casi hanno fatto dei danni irrimediabili. Ora, se le analisi su queste specie arbustive dovessero rivelare che alla base della malattia c’è la cocciniglia, l’unica cosa da fare con urgenza è tentare di salvare le altre piante” – conclude l’esperto.