Lazio, manca la neve nelle mete di montagna dei romani: impianti sciistici vuoti e rischio siccità

Erba secca al posto della neve sulle montagne delle vacanze sciistiche nel Lazio: la situazione al Terminillo, Monte Livata, Campo Staffi e Campocatino

Nella foto l'impianto del Monte Livata -Legambiente

E’ una situazione preoccupante quella registrata da Legambiente in queste ore nel Lazio, a secco di neve in tutte le quattro montagne dove ci sono gli impianti sciistici più importanti della regione.

Erba secca al posto della neve sulle montagne delle vacanze sciistiche nel Lazio: la situazione al Terminillo, Monte Livata, Campo Staffi e Campocatino

La neve non cade sulla nostra regione, in quest’inverno che sembra seriamente intenzionato ad accorciarsi di due mesi, per le temperature che sono di almeno due gradi sopra la media stagionale.

Un’esplosione di calore che se in città può non sembrare significativa, in montagna come sta avvenendo è un vero disastro che come primo risultato dà l’assoluta mancanza di neve.

A mostrarlo sono le immagini inquietanti di Lagambiente andata a catturare le istantanee delle quattro montagne più gettonate del Lazio, dove ci sono i quattro impianti più importanti di risalita dello sci, per il turismo invernale che si svolge in primis a livello regionale ma non solo.

Una situazione tremenda che su queste montagne ci fa assistere giocoforza alla fine della neve alle nostre latitudini inferiori ai 2mila metri, spiega l’Associazione ambientalista: “Colpa di inquinamento e cambiamento climatico che darà come conseguenza la siccità per fiumi, laghi e acquedotti sarà sempre più violenta”.

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Nella foto i prati secchi al Terminillo – Legambiente

La situazione stando ai rilevamenti Legambiente, sarebbe pressoché identica al Terminillo in provincia di Rieti; sul Monte Livata a Subiaco in provincia di Roma, e a Campo Staffi a Filettino e Campocatino a Guarcino in provincia di Frosinone.

Al posto della neve nelle immagini scattate lo scorso 6 febbraio, c’era l’erba nei prati, ghiacciata a tratti, quando non era del tutto secca, sotto agli impianti fermi.

Se le cose stanno così, c’è un motivo facilmente spiegabile con il termometro, e cioè quello dell’innalzamento delle temperature medie in tutte queste località. Si parte da almeno 2,2° Centigradi fino a superare i 3,5°, e che avrebbero reso inapplicabile anche il sistema di emergenza che scatta in questi casi limite, con i cannoni per la neve artificiale.

La siccità sarà una delle peggiori conseguenze 

L’assenza di neve non si traduce solo nell’impossibilità di rispondere alla consueta pratica sciistica con pesanti conseguenze per questa economia e l’indotto, ma avrà anche un impatto terribile sul fronte della siccità e della carenza di risorsa idrica per fiumi e laghi, e per i nostri acquedotti.

“Una delle conseguenze più chiare dei cambiamenti climatici scatenati dalle nostre emissioni climalteranti: davanti a questa innegabile condizione, vanno ripensate tutte le scelte per le località sciistiche, con progetti di rigenerazione o abbattimento e attivazione di potenti percorsi di destagionalizzazione dell’offerta turistica, sempre più nel solco del turismo dolce, dello sviluppo economico green e del rafforzando per la rete delle aree protette e della loro fruibilità”. ha concluso il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi.