Tivoli, mesi difficili per gli operai degli stabilimenti Yokohama e Cartiera: avviati primi licenziamenti

Violazioni del contratto e procedure di licenziamento dopo il sequestro della Cartiera: oltre cento operai combattono per mantenere lavoro e stipendio

E’ stata avviata la procedura di licenziamento per i 47 operai della cartiera di Ponte Lucano, la località del Comune di Tivoli dove ha sede l’azienda al numero 156 della via Tiburtina.

A gestire attività e gli ormai ex lavoratori, l’Industria Cartaria Tivoli Srl, che già a dicembre scorso aveva mostrato i segnali forti dell’imminente recesso mettendo il personale in ferie forzate.

Violazioni del contratto e procedure di licenziamento dopo il sequestro della Cartiera: oltre cento operai combattono per mantenere lavoro e stipendio

Lavoratori sospesi senza retribuzione e ferie forzate a precedere il licenziamento: due situazioni la cui complessità sta accomunando in queste ore, i dipendenti della Yokohama (ex Pirelli), e gli ex lavoratori della Cartiera di Ponte Lucano a Tivoli.

Nel primo caso per le violazioni del contratto e delle normative, i dipendenti erano entrati in sciopero secondo le indicazioni del sindacato “Filt Cgil” Rieti Roma Est Valle dell’Aniene, poi sospeso lo scorso weekend, con la promessa di un incontro degli stessi con i vertici Yokohama Italia Spa, Consorzio Innocenti, Work Service e Car on Click.

Sul tavolo, l’applicazione dell’accordo sottoscritto alla fine dello scorso anno, con il quale i dipendenti delle cooperative addetti alle mansioni di movimentazione, pulizie e manutenzione del verde negli spazi dello stabilimento, hanno ottenuto il Contratto Collettivo Logistica e Trasporto Merci in sostituzione del Contratto Collettivo del settore Multiservizi. Un inquadramento che avrebbe dovuto modificare anche le condizioni retributive.

Se per gli operai dell’ex stabilimento Pirelli di Villa Adriana, il rischio latente è quello di un nuovo sciopero, per circa 50 operai dell’Industria Cartaria Tivoli di Ponte Lucano, non ci sarebbe più scampo al licenziamento.

Una tegola sulla testa arrivata dopo le ferie forzate motivate del sequestro dei macchinari, messo in atto dalle Forze dell’Ordine, uno stop legato all’inchiesta avviata sul presunto sversamento nell’Aniene di acque reflue non depurate.

Dopo il secondo blitz in due mesi di Polizia e Carabinieri, a dicembre erano stati posti i sigilli ed erano scattate le ferie anticipate e forzate per oltre 70 dipendenti, con il ricorso immediato alla Cassa Integrazione Ordinaria fino a marzo.