Roma, taglio del nastro per “Win out”: capi asimmetrici per l’atelier sociale

Nell'atelier nel quartiere Statuario sono state assunte cinque sarte in cura presso dei Dsm: i capi rigorosamente fatti a mano e asimmetrici

C’è la linea workwear dallo stile americano e l’upper casual che ricorda quello giapponese. Taglio del nastro a Roma per “Win out”, il brand di un’atelier agganciato al sociale finanziato in parte dal Campidoglio. Vestirà donne e uomini. A fine mese i capi della collezione primavera estate 2024, la prima dell’atelier, saranno acquistabili in rete.

Nell’atelier nel quartiere Statuario sono state assunte cinque sarte in cura presso dei Dsm: i capi rigorosamente fatti a mano e asimmetrici

Tra le sarte di eccezione giovani donne assistite in più dipartimenti per la salute mentale e assunte per partecipare al progetto.

La base dell’atelier si trova in via Acerenza, nel quartiere Statuario vicino Villa Fulvia, presso la sede della cooperativa Manser che ormai da quasi due anni ha avviato il progetto con la formazione delle sarte, l’acquisto di materiali e delle attrezzature.

‘Win Out’, infatti, è un brand sartoriale che si è sviluppato proprio grazie alla StartUp ‘Sartoria Sociale’, finanziato dal dipartimento Politiche Sociali e Salute di Roma Capitale.

La caratteristica di Win Out: ogni capo è rigorosamente cucito a mano dalle sarte con “imperfezioni” e asimmetrie mirate a celebrare non solo la diversità stilistica ma anche e soprattutto l’unicità umana. Il risultato, un design moderno e morbido.

Lavoro e creatività

Un atelier sociale dove salute mentale e moda camminano verso lo stesso obiettivo: lavoro e creatività.

Questo atelier per l’inclusione socio lavorativa – spiega l’assessora Barbara Funari – rappresenta un risultato importante e ha permesso l’assunzione di 5 donne lavoratrici che frequentano i nostri servizi e vengono da esperienze sartoriali dei Csm e Centri Diurni della Asl Roma 2 e Asl Roma 1″.

Aspettiamo – aggiunge l’assessora – ora la collezione primavera-estate per poterci complimentare con le neo assunte, a conferma che questo progetto è la strada giusta per lavorare sulla sostenibilità, favorendo l’inserimento lavorativo delle fasce più deboli nell’idea di una città che vogliamo costruire insieme.

Il dipartimento Politiche Sociali, in collaborazione con il terzo settore – conclude Funari – ha finanziato non solo un’attività, ma un progetto che diventerà una vera impresa con uno sbocco effettivo sul mercato e un suo brand”.

Nell’atelier ora sono occupate in tutto 8 donne, altre stanno imparando il mestiere.

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