Roma, Villa Sciarra diventa patrimonio comunale: parte il restauro con 11 milioni di euro del Pnrr

Roma, nuova vita per Villa Sciarra: per il parco urbano avviato il piano di recupero e riqualificazione di edifici, fontane, statue e patrimonio verde

Nella foto particolari di Villa Sciarra - foto social free

Per Villa Sciarra inizia un nuova vita come bene sotto la tutela di Roma Capitale. Per questo splendido parco urbano l’Assemblea Capitolina ha deliberato l’acquisizione a titolo gratuito al Patrimonio di Roma Capitale che consentirà di far partire un importante opera di restauro e valorizzazione del bene, con una spesa prevista di 11 milioni di euro del Pnrr.

Roma, nuova vita per Villa Sciarra: per il parco urbano avviato il piano di recupero e riqualificazione di edifici, fontane, statue e patrimonio verde

Villa Sciarra, entra nel Patrimonio comunale della Capitale che si occuperà da oggi del suo restauro, valorizzazione e manutenzione. Una buona notizia per i cittadini ed in particolare per gli abitanti di Trastevere e Monteverde che da sempre vivono questo parco, tra i più belli nel cuore della città, con un’estensione di sette ettari e mezzo e situata sulle pendici del Colle Gianicolo.

L’acquisizione della piena proprietà di questo parco urbano consentirà di far partire un Programma di Valorizzazione che vedrà rinascere grazie alle opere di restauro e ristrutturazione funzionale, gli edifici storici e le fontane.

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Nella foto la Fontana delle Sfingi – foto social free

Un intervento prezioso per salvare da ulteriore deterioramento le storiche statue provenienti dal Castello Visconti di Brignano d’Adda, nel bergamasco, e cioè i gruppi scultorei di Apollo e Dafne, Pan e Siringa, Diana ed Endimione, che simboleggiano la personificazione dei Mesi, e il succedersi delle stagioni e delle attività produttive della terra.

Nella programmazione degli interventi per una spesa complessiva di 11 milioni di euro del Pnrr, è previsto poi un importante piano di recupero e riqualificazione del patrimonio verde della villa, finanziato in particolare con  oltre 2 milioni di euro.

Serviranno a sistemare i percorsi e a creare nuove aiuole, oltre a rimettere a dimora delle palme e curare le aree a prato, con l’impianto di specie arbustive fiorite. Negli stessi fondi è prevista anche la riqualificazione della voliera e la creazione di un nuovo giardino didattico.

La storia della Villa

La storia dell’area di Villa Sciarra è quella di una splendida proprietà passata di mano in mano già dalla seconda metà del 1500, quando fu il Mons. Innocenzo Malvasia ad acquistarla, quando era ancora un terreno costituito da orti e giardini, per edificarvi il Casino Malvasia, che ora è proprietà dell’Accademia Americana.

Fu con la costruzione delle Mura Gianicolensi sotto Urbano VIII nel 1642-44, che il complesso venne valorizzato, trasformandolo in villa urbana, poi donata da Domenico Vaini al cardinale Barberini, già proprietario del Casino Malvasia, che poi la vendette al cardinale Pietro Ottoboni.

Quest’ultimo la mantenne con grande raffinatezza e cura fino alla sua morte, realizzandovi tre nuovi giardini, e ampliando la coltivazione di piante da frutto, ortaggi, piante ornamentali ed esotiche. Grazie a lui vennero realizzati anche scavi di studio nell’area del tempio siriaco.

Un abbellimento che proseguì quando la villa divenne proprietà degli Sciarra, che la ingrandirono acquistando l’orto Crescenzi (1811) e realizzando diversi manufatti di servizio.

Nel 1849, all’epoca della Repubblica Romana, alcuni edifici vennero danneggiati dai combattimenti tra le truppe italiane, guidate da Giuseppe Garibaldi e le truppe francesi.

Furono i Barberini a far eseguire i restauri, anche se la proprietà di lì a poco, venne definitivamente persa da Maffeo II Sciarra in seguito a speculazioni finanziarie sbagliate, e fu acquistata solo nel 1902 da Giorgio Wurts, un americano appassionato di giardini, e da sua moglie Henrietta Tower, ricca ereditiera.

Saranno loro a ricrearvi lo scenario di una villa barocca italiana, sistemando nel parco le statue settecentesche in arenaria, provenienti dal Castello Visconti, e costruire prima il Castelletto in stile neogotico, poi gli ingressi di Via Calandrelli, aggiungendo nel 1910 un belvedere a loggiato scoperto con sottostante ninfeo.

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Nella foto la Fontana Ninfeo – foto social free

Dopo la morte del marito, Henrietta Wurts donò la villa a Benito Mussolini, ponendo la condizione che fosse destinata a parco pubblico. Dopo un lungo periodo di buio sulla villa, nei primi anni 2000, si ha notizia di restauri che hanno riportato all’antico splendore il casino nobile, le diverse fontane che adornano la villa, il ninfeo eclettico, e l’esedra arborea.