L'uomo coinvolto nell'omicidio del 14enne era fuggito nel Nord: trovato dai carabinieri a casa di una zia
C’è un secondo fermo per l’omicidio di Alexandru Ivan, il 14enne romeno freddato a colpi di pistola nel parcheggio della metro Pantano, territorio di Monte Compatri, la notte tra venerdì e sabato.
Nel prosieguo delle indagini relative all’omicidio del 14enne i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati e dell’Arma di Treviso hanno eseguito il secondo fermo emesso dalla Procura di Velletri.
A finire in manette Dino Petrow, bulgaro di 31 anni: era fuggito in Veneto subito dopo l’omicidio trovando riparo a casa di una zia.
Qualche sera fa si era costituito invece il cugino Corum Petrow, 24anni l’uomo che, su sollecito del patrigno di Alex, aveva organizzato l’appuntamento di chiarimento finito in tragedia.
Un uomo che ora si discolpa ma che era su una delle auto da cui sono i partiti i colpi – anche se in base alla testimonianza di uno zio della vittima – non quelli mortali.
All’appello mancano ancora due giovani anche loro sulle auto da cui sono partiti i colpi.
L’omicidio del 14enne risale alla notte tra il 12 e il 13 gennaio. Insieme a parte della famiglia, suo malgrado, aveva accompagnato il patrigno a un appuntamento di chiarimento dopo che in un bar a Borghesiana aveva litigato proprio con Dino Petrow.
Un chiarimento divenuto rappresaglia. Sono le tre di notte. Prima partono i colpi da un’auto in sosta, poi da un’altra in corsa. Una decina di colpi di pistola in tutto, quelli esplosi.
I colpi esplosi a vanvera, con la speranza di cogliere il suo patrigno, uccidono il ragazzino.
Ora ci sono due fermati per concorso in omicidio volontario. All’appello mancano altri due uomini.
Tutto comincia dieci minuti dopo la mezzanotte. Alex ha appena festeggiato il compleanno della mamma. Sale in auto col nonno materno, e col patrigno alla guida – il nuovo compagno della mamma – vanno a un bar a Borghesiana.
Dall’auto scende solo il patrigno Tiberius. Al bar – come immortala il sistema di videosorveglianza – c’è un gruppo di ragazzi. Tiberius guarda male uno di loro, il tipo che indossa una maglia grigia si avvicina e gli parla.
Tra i due scoppia una lite che degenera subito. Tiberius butta a terra l’uomo con la maglia grigia e per tutta risposta un altro dei presenti, Dino (il trentenne appena rintracciato) gli dà una testata.
Tiberius esce dal bar infuriato. La famiglia è diretta ad Aprilia dove vengono attesi da Grigore zio del ragazzino (il fratello dela madre) per un’altra festa organizzata dallo zio. E’ notte fonda ma Tiberius non digerisce l’affronto.
Si ricorda che quel Dino (che lui sbagliando chiama Dylan) è il cugino di un suo conoscente il 24enne Corum Petrow (l’uomo che ieri sera si è costituito. E allora contatta tramite messanger Corum. Dice che vuole un chiarimento subito. Gli chiede di mettersi in contatto con Dino. E così avviene.
Tutta la famiglia sconsiglia Tiberius di avventurarsi. La madre di Tiberiu, Violeta, si dispera, lo prega di non andare, ma lui non demorde. E allora decidono di accompagnarlo nella speranza di calmare gli animi. Partono adulti e bambini, Alex compreso, che nel frattempo devono rincasare a Roma.
L’appuntamento è al parcheggio vicino la metro C Pantano, territorio di Monte Compatri. Lì alle tre di notte arriva una prima auto quella con Dino e Corum, partono dei colpi di pistola, forse a salve. Tiberius corre incontro all’auto.
La macchina indietreggia e schizza via verso la via Casilina. In lontananza dalla Casilina sfreccia un’altra auto che spara un’altra raffica di colpi a distanza: uno centrerà al cuore il ragazzino che è lì al parcheggio. Sull’auto due fratelli.
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