Le porte dell’ascensore sono state distrutte dai vigili del fuoco e il comune ha già detto che non pagherà le riparazioni
Sei piani per un totale di due scale e oltre quaranta appartamenti e un ascensore inutilizzabile da quasi un mese. Accade nella palazzina di proprietà comunale situata al civico 27 di piazzale Lorenzo Gasparri a Nuova Ostia. Anche se il numero civico bisogna conoscerlo perché è stato divelto da tempo dall’ingresso dello stabile trasformato in una torre raggiungibile solo attraverso le scale perché anche l’ultimo ascensore a disposizione dei condomini assegnatari ha smesso di funzionare. Lo hanno dovuto distruggere i vigili del fuoco nel periodo di Natale per liberare una persona rimasta bloccata all’interno e che stava dando in escandescenze.
I pompieri chiamati da alcuni inquilini sono intervenuti con criteri tipici delle situazioni di emergenza e la porta di ingresso dell’elevatore al pian terreno è stata ridotta a un ammasso di ferraglie. “L’hanno aperta come una scatola di tonno e, da allora, l’unico modo per accedere agli appartamenti è di salire a piedi”, protesta Marina Fontana, che in quella palazzina, dove è arrivata nel 1970, ha vissuto per tutta l’infanzia ed è preoccupata per la situazione in cui si trovano i genitori di 87 e 77 anni, entrambi disabili e praticamente rinchiusi al terzo piano della scala B.
La lista delle persone che vivono prigioniere di un edificio che mostra i segni del tempo e viene periodicamente vandalizzato da ignoti i quali, una volta sfasciano il portone d’ingresso e l’altra rendono inservibili i citofoni a seconda di come gli gira, è purtroppo direttamente proporzionale agli oltre 50 anni di vita dello stabile. Una situazione di progressivo degrado purtroppo comune anche ad altri immobili di edilizia residenziale pubblica flagellati da inefficienze e malfunzionamenti di vario genere (leggi qui).
Gli inquilini che pagano l’affitto all’amministrazione capitolina sono arrivati da giovani ma adesso che sono invecchiati i problemi strutturali con cui devono confrontarsi quotidianamente sono da sempre gli stessi. Sia che si tratti di un malato terminale, sia di una persona immobilizzata a letto con la bombola a ossigeno oppure di un giovane affetto da gravi problemi neurologici e costretto a muoversi su una sedia a rotelle per tutti, a causa dell’ascensore rotto, l’incubo di non poter ricevere periodiche cure ospedaliere o di fare la spesa nei pochissimi negozi rimasti in un quartiere ad alto tasso di criminalità o più semplicemente di respirare l’aria ricca di iodio che soffia dal mare si è trasformato in realtà.
Chi non è autosufficiente o si muove con il girello, chi ha troppi dolori e non può più essere trasferito con una carrozzina sino alla lettiga in attesa vicino all’ambulanza deve semplicemente rinunciare alle terapie, ai controlli cardiologici e alle visite mediche se non fosse per quei professionisti di medicina generale che si armano di pazienza e di tempo oltre che di stetoscopio, e salgono e scendono rampe di scale per recarsi dai pazienti rinchiusi nelle loro case per visitarli a domicilio.
Questa volta a differenza delle altre in cui l’ascensore bloccato veniva ripristinato dai tecnici della società che ha in appalto il servizio di pronto intervento in caso di guasto la situazione è molto più seria. “Dal comune ci hanno fatto sapere -puntualizza la signora Fontana- che l’intervento dei pompieri ha creato una sorta di cortocircuito burocratico perché la responsabilità delle riparazioni grava su di loro e non più sull’ente proprietario dell’immobile. Oltretutto l’appalto per il pronto intervento scadrà tra un mese. Nessuno degli interlocutori istituzionali che abbiamo interpellato si è sbilanciato sui tempi necessari alla riparazione dell’impianto, ma potrebbero volerci più di tre mesi”.
Un tempo infinito. Un tempo che, per diversi degli inquilini sequestrati all’interno dell’immobile, è già più lungo della loro stessa aspettativa di vita.
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