Roma taglia il nastro su due nuovi luoghi della cultura per riscoprire antiche bellezze scultoree e la pianta della città Imperiale
“Musei e biblioteche sono il rifugio contro la vecchiaia, la malattia e la morte“, scriveva il filosofo francese Jean Grenier. Se così è, oggi a Roma abbiamo guadagnato tutti qualche anno in più, con l’inaugurazione di un altro meraviglioso rifugio per scoprire la bellezza dell’antico e perdersi, e cioè il Parco Archeologico del Celio, con il nuovo Museo della Forma Urbis sito al suo interno, per camminare sulla Roma di 2000 anni fa.
Una città che taglia il nastro su un nuovo museo, può farsi perdonare per un po’ – ma non per molto -, qualche magagna, soprattutto se a subirla sono stati i turisti, nel 2023 più che mai tormentati da furti, borseggi e disagi sul fronte dei trasporti pubblici.
Quagli stessi turisti però, da oggi avranno un altro luogo della cultura da mettere nel proprio Taccuino del viaggiatore, uno spettacolo divenuto quotidiano e per tutti, che ha acceso i riflettori sul Parco Archeologico del Celio con il nuovo Museo della Forma Urbis.
C’è tutta l’emozione del tempo che non passa in questo scrigno di bellezza riscoperto a Roma, dove fare “un passo indietro” per ammirare l’arte del passato, non è una mancanza ma un rito quasi obbligato per tutti, e soprattutto per chi amministra la città.
Lo sa bene la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, che ha supervisionato la serie di interventi che hanno portato ieri, venerdì 12 gennaio, a sollevare il drappo sul Parco e il Museo, che sono parte di un vasto progetto di valorizzazione dell’intera area del Celio, nell’ambito del più ampio programma di riqualificazione del Centro Archeologico Monumentale (CArMe) di Roma Capitale.
E’ un’area verde che occupa il settore settentrionale del colle verso il Colosseo, all’interno della quale sono state messe in risalto le fondazioni perimetrali del tempio del Divo Claudio.
Nella stessa poi, un lungo lavoro di recupero ha reso visitabili anche altri edifici, come la Casina del Salvi e l’ex Palestra della Gil e il contiguo giardino archeologico, in cui sono stati disposti con una suddivisione tematica, innumerevoli materiali epigrafici e architettonici che provengono dalle collezioni dell’ex Antiquarium Comunale, e provenienti dagli scavi di Roma di fine Ottocento.
E’ stato allestito all’interno dell’edificio dell’ex Palestra della Gil, il nuovo Museo della Forma Urbis, in cui è possibile ammirare i frammenti rimasti della celebre Forma Urbis Romae, e cioè la gigantesca pianta marmorea della Roma antica incisa tra il 203 e il 211 d.C. sotto l’imperatore Settimio Severo.
Un’opera di rara bellezza, tra le più importanti testimonianze della città antica esposta dopo un secolo dall’ultima mostra complessiva dei pezzi originali realizzata nei primi anni del 1900, e rimasta in visione nel giardino del Palazzo dei Conservatori fino al 1924.
Si trovava in origine sulla parete di un’aula nel Foro della Pace, incisa su oltre cento lastre di marmo applicate alla parete con perni di ferro e occupando uno spazio di oltre 200 mq.
Con la scoperta della Forma Urbis nella metà del 1500, l’opera venne parzialmente smembrata, con una ricostruzione che nel tempo ha visto del tutto perdute alcuni frammenti, e salvato all’incirca un decimo della pianta originale che grazie al nuovo allestimento del Museo della Forma Urbis è divenuta più leggibile, sovrapposta alla Pianta Grande di Giovanni Battista Nolli del 1748.
Il Parco Archeologico del Celio si potrà visitare tutti i giorni gratuitamente (dalle 7 alle 17.30 ora solare e dalle 7 alle 20 ora legale); mentre il Museo della Forma Urbis sarà aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 16 (ultimo ingresso un’ora prima) e prevede un biglietto d’ingresso, salvo per i possessori della MIC Card che potranno accedere gratuitamente anche allo spazio museale.
(foto e video di Marco Simoni)