L’ambulanza arriva 3 ore dopo e Paula muore. Il pm: “Caso da archiviare”

La giovane morta a poche ore dal ricovero: per quasi tre ore aveva atteso l'ambulanza. Per la procura non è colpa di nessuno

Paula Onofrei

L’ambulanza arriva a quasi tre 3 ore dalla prima di 4 chiamate e la 29enne Paula Onofrei muore. Per la procura un caso da archiviare. Il motivo: perché l’intervento del 118 troppo  non avrebbe importanza.

La giovane morta a poche ore dal ricovero: per quasi tre ore aveva atteso l’ambulanza. Per la procura non è colpa di nessuno

Il magistrato titolare dell’inchiesta ritiene che non sarebbe stato comunque possibile salvare la ragazza uccisa da una ulcera duodenale perforata. Caso chiuso per piazzale Clodio, ma non per la famiglia che ora chiede la riapertura delle indagini con relativo approfondimento degli accertamenti.

Le conclusioni del magistrato

Se anche i mezzi di soccorso fossero arrivati tempestivamente, un intervento chirurgico non avrebbe garantito, con elevato grado di credibilità logica o statistica, di salvare la vita alla signora Onofrei”, è stata la conclusione che ha spinto il pm Attilio Pisani a chiedere di chiudere il caso.

Ma la famiglia, assistita dall’avvocato Aurelio Padovani, la pensa diversamente. “L’ambulanza è stata chiamata 4 volte, sarebbe bastato avvisare alla prima chiamata che non l’avrebbero mandata nonostante l’urgenza e quasi sicuramente un immediato ricovero  in un ospedale avrebbe potuto salvare la ragazza”, spiega il legale.

Il caso è del luglio del 2022.L’ambulanza è arrivata in ritardo. Forse in quelle due ore e 36 minuti nostra figlia poteva essere salvata”, denunciano i genitori della ragazza, cameriera a Trastevere fino alla sera del 20 luglio 2022.

Poi il malore, una corsa in ospedale dove era stata subito dimessa, una nottata con dolori lancinanti e poi il 21 luglio la morte, dopo che la sorella minore Rebecca ha chiamato 4 volte il 118 chiedendo con urgenza una ambulanza.

Alla fine  Paula Onofrei è morta in casa, a Casalotti, davanti ai soccorritori. L’autopsia eseguita dal medico legale dell’Università La Sapienza Costantino Cialella ha accertato che la giovane è morta per una ulcera duodenale perforata. Si poteva salvare? E’ vero che l’Ares 118 aveva ricevuto quattro solleciti, tra le 13.03 e le 15.29 di quel giorno?

Ora la prima conclusione dell’inchiesta: nessuno ha messo in discussione le chiamate al 118 e l’intervento quasi tre ore dopo, ma si è concluso che molto probabilmente la giovane sarebbe morta lo stesso.

Il legale della famiglia ha ora presentato l’opposizione alla richiesta di archiviazione del caso, sollecitando approfondimenti di indagine. “Ci sono tre ospedali a 12 minuti dalla casa di Paula, passa oltre un’ora tra le prime due chiamate, perché nessuno, compresa la gravità della paziente, non ha suggerito a Rebecca di muoversi da sola?” fa notare l’avvocato Padovani.

Con un soccorso tempestivo si poteva salvare, ma i consulenti non hanno chiesto ne’ la disposizione delle ambulanze, ne’ la preparazione medica degli operatori del 118”, aggiunge.

Il mancato ricovero

Il primo giorno cruciale è il 21 luglio: quel giorno la ragazza va in pronto soccorso con forti crampi addominali, ma viene dimessa. Paula resta a casa tutto il giorno successivo, venerdì 22. Si muove a fatica.

Sabato 23 non riesce ad alzarsi dal letto. In lacrime dice alla sorella di non sentire più mani e piedi. Rebecca ormai preoccupatissima chiama per la prima volta il 118.

Le telefonate

Secondo il legale della famiglia, la prima telefonata è delle 13.03, con l’operatore che risponde che avrebbero mandato un’ambulanza.

Il mezzo non arriva, così ricontattano il 118 per la seconda volta, alle 14.13. La situazione si aggrava. Alle 14.57 la terza chiamata. “Mia sorella ha il corpo viola, perché non arrivate”.
Alle 15.29 la quarta volta alla ricerca di una ambulanza. L’ambulanza arriverà dopo dieci minuti.

Tentano di rianimarla ma alle 17.14 un medico non può far altro che constatare il decesso, in casa.

L’esame medico-legale rivelerà che Paula è morta per uno choc settico secondario ad ulcera duodenale perforata complicata da una peritonite e da una polmonite.

Perché non sia stata ricoverata due giorni prima non è stato chiarito. Come non è stato chiarito perché le ambulanze non arrivavano. Forse venivano dirottate altrove? Per altre urgenze? Dove? Sarà un giudice ora a decidere se è necessario un approfondimento delle indagini.