Si è chiuso, in primo grado, con più condanne l’omicidio mancato di Acilia, l’agguato che per un soffio nell’ottobre 2020 non è costato la vita ad Alessio Marzani, un 45enne uscito dal carcere poco tempo prima, centrato da quattro proiettili. L’agguato che doveva servire per punire Marzani – “colpevole” di aver taglieggiato la persona sbagliata – ha invece scoperchiato un giro malavitoso tra Roma e il litorale.
Bersaglio del tentato omicidio Alessio Marzani: la procura aveva chiesto condanne ancora più pesanti
A piazzale Clodio in serata sono stati condannati per tentato omicidio a 18 anni e mezzo di carcere il narcos albanese Elvis Demce e a 18 anni Matteo Costacurta, noto come il “Principe nero”, l’aristocratico seguace dell’estrema destra, che, secondo l’accusa, avrebbe svolto il ruolo di sicario.
Altre condanne, tra 15 e 11 anni, sono state emesse nei confronti degli altri tre imputati, tra cui la stessa vittima finito sotto accusa per estorsione: dovrà scontare 11 anni.
Condannati anche l’ex giocatore della primavera della Lazio, Alessandro Corvesi, fidato amico di Demce: 14 anni di carcere. E Daniele Gallarello, vittima dell’estorsione e artefice del meccanismo che avrebbe dovuto portare all’omicidio di Alessio Marzani.
La procura aveva chiesto condanne ancora più pesanti. Per Demce – in passato legato a Diabolik, ovvero Fabrizio Piscitelli, capo ultras della Lazio ucciso nel 2019 al Parco degli Acquedotti – l’accusa aveva sollecitato a 21 anni.
Le indagini si era basate soprattutto sulla messaggistica scambiata attraverso la chat francese Sky ecc.
“Ho ‘na squadra di 6 leoni che faccio sparare in testa al papa se mi cag….il ca…” annunciava Demce pochi giorni prima dell’omicidio fallito. In precedenza i carabinieri del nucleo investigativo di Ostia avevano ricostruito i momenti dell’agguato anche grazie ad alcune telecamere puntate su Acilia.
Il tentato omicidio
In due quella sera si erano accostati a Marzani in motocicletta in via Giovanni Leonardi, sparandogli e lasciandolo in una pozza di sangue.
L’uomo gravissimo venne soccorso ma non morì, ed oggi a distanza di quattro anni dai fatti, il piano organizzato per farlo fuori è stato riscritto dalla giustizia che ha considerato l’esecutore materiale dell’agguato “Il principe nero”, i due emissari che lo avrebbero incaricato del regolamento di conti Corvesi e Demse, ed il presunto mandante Gallarello.
Marzano che aveva scontato da poco un anno di galera lamentava di non essere stato sovvenzionato in carcere nonostante – come sosteneva – avesse lavorato per Gallarello.
Una pena risparmiata al complice Gallarello mantenendo il silenzio sul loro sodalizio. Ma una volta fuori dal carcere, l’uomo avrebbe deciso di farsi ripagare per quel favore, estorcendogli a più riprese del denaro. Richieste continue alle quali Gallarello avrebbe deciso di dare un taglio netto facendolo eliminare.
Il Principe Nero
“Si tratta di un gruppo dal profilo di elevatissima capacità criminale e pericolosità sociale“, hanno ricostruito in aula i pm Francesco Cascini e Mario Palazzi nella requisitoria per poi soffermarsi in particolare su Costacurta dipinto come “un personaggio inquietante“.
“Non ha bisogno di delinquere per motivi economici, ha soldi e una buona famiglia, non è un disgraziato di periferia, potrebbe fare una bella vita, e invece delinque per piacere, per suo gusto personale, indossa il maglioncino e spara“.
“Come emerso dalle carte dell’inchiesta” aveva aggiunto il sostituto Palazzi “è invasato dalle sue idee antidemocratiche e si definisce orgogliosamente fascista“.