Mega discarica abusiva al confine tra Roma e Fiumicino: indagate 12 persone tra cui una dipendente della Regione Lazio. Avrebbe gestito l'attività dal 2014
Erano stati alcuni piloti di linea a denunciare a marzo del 2023 dei fumi sospetti che provenivano da un vasto terreno a poca distanza da un noto centro commerciale sulla Portuense e visibili durante la fase di atterraggio all’Aeroporto di Fiumicino.
Un fatto inquietante che aveva attivato nel giro di poco un’indagine interforze della Polizia di Frontiera Aerea e il nucleo di Tutela ambientale della Polizia Roma Capitale, portando alla luce una discarica di proporzioni mai viste tra Roma e Fiumicino. Una “piccola” terra dei fuochi dall’inimmaginabile pericolosità ambientale che vede indagate 12 persone tra cui una dipendente della Regione Lazio.
Una maxi discarica i cui confini sarebbero visibili solo dall’alto, stava minando la salute di un’ampio quadrante di territorio tra i comuni di Roma e Fiumicino, dove è stato scoperta a seguito dei sopralluoghi e le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma della Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino in collaborazione con gli agenti del Nucleo Tutela ambientale del XI Gruppo Marconi della Polizia Roma Capitale.
Il tutto sarebbe partito dalla segnalazione di fumi sospetti di alcuni piloti di linea, che avrebbero riportato alle Autorità il fenomeno di colonne di fumo nero da un terreno lungo la via Portuense al confine con il Comune di Fiumicino, e da loro intercettate ogni volta che le condizioni meteorologiche sfavorevoli li costringevano ad atterrare su una seconda pista dell’Aeroporto di Fiumicino.
E’ stato allora che sono scattate le indagini, facendo emergere la presenza di questo mostro ambientale, che si presentava come una massa informe di rifiuti. Una quantità tale da aver trasformato un intero quadrante in un’immensa discarica, collocata purtroppo anche a poca distanza dalla Città del Commercio all’ingrosso e dalla zona aeroportuale.
Per comprendere le dimensioni dell’abuso senza precedenti simili per grandezza e pericolosità ambientale, una prima valutazione di Ama ha calcolato che per rimuovere tutti i rifiuti ci vorranno almeno 100 autotreni.
Un disastro che potrebbe aver già fortemente compromesso i terreni e la salubrità dell’area, per cui il GIP, presso il Tribunale di Roma al termine dell’indagine ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari e undici avvisi di garanzia arrivati anche ad alcuni imprenditori.
Dei reati contestati, a vario titolo, sono inquinamento ambientale, incendio doloso, calunnia, furto di energia elettrica ed acqua, abbandono e malgoverno di più di 50 animali tenuti a vivere in quell’area insana, è gravemente indiziata anche una 52enne, un’insospettabile dipendente della Regione Lazio, che avrebbe svolto l’attività illecita su un terreno occupato abusivamente di 18 ettari di superficie, perfino pubblicizzandola sui social.
L’attività della discarica abusiva sarebbe iniziata nel 2014, anno in cui la donna si sarebbe insediata altrettanto abusivamente in quella proprietà, allontanando i legittimi utilizzatori dell’aerea, anche con pesanti minacce e millantando una parentela con il clan Spada di Ostia e con altri nomi della criminalità organizzata della capitale.
Una volta avuto campo libero avrebbe realizzato degli allacci abusivi alla corrente elettrica e all’acqua potabile, mettendo le basi sul posto della sua lucrosa attività di discarica abusiva di rifiuti, a disposizione di alcune ditte di traslochi, ristrutturazione edilizia e facchinaggio per occultare tonnellate di rifiuti, e così consentendogli di non pagare il costo per il regolare smaltimento e porsi sul mercato con i prezzi più competitivo.
L’attività illecita della donna sarebbe stata svolta così per dieci anni, in concorso con i figli e il compagno, che risultano tra gli 11 indagati e peraltro assegnatari di un alloggio popolare.
con una dinamica “semplice” quanto pericolosa e altamente inquinante che procedeva con l’accumulo di tutti gli scarichi delle ditte sul terreno che venivano sistematicamente inceneriti per fare spazio ad altre quantità da smaltire. Roghi dai fumi tossici in cui a bruciare non erano altro che rifiuti speciali, chimici, sanitari, vernici, ferro, elettrodomestici, porte, mobili, arredi, rottami e altra spazzatura di vario genere.
L’intera area, con casolari annessi, nonché tre automezzi utilizzati per il trasporto illegale dei rifiuti è stata sottoposta a sequestro in queste ore. Tra le montagne di rifiuti poi c’era anche una fognatura a cielo aperto, in pessime condizioni sanitarie, dove vivevano anche 40 cani di varie razze, una colonia felina e tre cavalli, anche loro costretti a vivere tra i veleni.
Il procedimento è ancora in fase di indagini preliminari, pertanto gli indagati risultano al momento ancora presunti innocenti fino a sentenza definitiva.