Inutili tutti i tentativi dei sanitari del San Camillo di strappare alla morte un uomo di 44 anni deceduto la sera di San Silvestro
Sul registro del Pronto Soccorso del San Camillo risulta che il triage è avvenuto alle 19.30 circa del 31 dicembre scorso. E’a quell’ora che Francesco De Paolis, 44 anni si presenta in ospedale con un fastidioso mal di gola. E’la serata di San Silvestro: il medico di base non è reperibile e l’uomo ha bisogno che qualcuno gli prescriva un antibiotico.
Sarebbe il classico caso da “codice bianco” e cioè senza limiti di tempo prima di essere visitati ma l’infermiere addetto alla valutazione del caso decide di attribuirgli comunque un criterio di priorità e, in fase di valutazione, gli assegna un “codice di livello 3” (ex codice azzurro) con tempo di presa in carico differibile al massimo di un’ora dal momento della registrazione. Il triagista riscontra buone condizioni generali e parametri vitali nella norma ma invece di classificare il caso senza dargli alcun peso, come di solito si fa con sintomi tipici della classica influenza di stagione o di un contagio da coronavirus, decide di trattenerlo e di approfondire la situazione con ulteriori esami.
Chi arriva dopo Francesco, in buona sostanza, può passargli avanti solo se si tratta di un “codice di livello 2” (ex “giallo”), per essere visitato al massimo entro 15 minuti o un “codice di livello 1” (ex “rosso”) riservato agli infarti e ai casi di massima gravità che accedono immediatamente alle cure dei sanitari.
Francesco che di professione fa il cassiere nel supermercato Tigre di via Cesare Pavese, in attesa di essere visitato, scambia alcuni messaggi via cellulare con la compagna, Chiara Romei, che è a casa con la figlia di tre anni, sorella di una ragazzina di 12 avuta dal padre precedentemente. Lamenta dolori che gli impediscono di deglutire.
Poi la situazione precipita rapidamente intervengono due anestesisti rianimatori che riscontrano un’arresto respiratorio e decidono di intubare Francesco con una procedura riuscita non senza difficoltà proprio mentre il 44enne ha un primo arresto cardiaco che viene superato grazie all’ausilio delle manovre di rianimazione.
I medici chiamano la moglie, cercano indizi che consentano di capire se il compagno soffrisse di qualche disturbo particolare o se fosse sottoposto a particolari terapie farmacologiche. Ma l’unico indizio che raccolgono è la presenza di un lieve mal di gola che il cassiere lamentava da alcuni giorni e che aveva fatto pensare a un raffreddore scaturito dal contatto stretto con i famigliari anche loro influenzati.
Alle 22.30 il secondo arresto cardiocircolatorio stronca Francesco in modo definitivo nonostante l’ausilio dell’ossigeno e gli ultimi tentativi fatti in extremis per rianimarlo.
I sanitari devono arrendersi mentre la famiglia si rivolge a un avvocato e presenta una denuncia ai carabinieri della stazione di Porta Portese. La Procura della Repubblica apre un fascicolo di indagine e il pubblico ministero di turno dispone che venga effettuata un’autopsia.
Intanto al pronto soccorso del San Camillo i medici che hanno visitato il 44enne non riescono a darsi una spiegazione su quanto accaduto e sono ancora sconvolti dalla velocità con cui la situazione clinica del paziente è precipitata. Il pensiero di chi ha assistito alla vicenda va anche alla compagna e alle due figlie, private del loro papà senza spiegazioni apparentemente plausibili, mentre in attesa del referto necroscopico l’ipotesi che sta prendendo quota tra i sanitari è che un’edema massivo alla glottide possa essere stato conseguenza di una reazione allergica provocata forse dall’assunzione di una medicina magari presa per risolvere quel maledetto mal di gola.