“Morto ‘l’Accattone’, boss della Banda della Magliana”. Ma era una fake news: Antonio Mancini è vivo

"L'Accattone morto a Roma", ma lui smentisce: "Sono vivo e vegeto"

Antonio Mancini, detto l'Accattone in una intervista in tv

È morto a Roma Antonio Mancini, ex componente della Banda della Magliana,  soprannominato ‘l’Accattone’ ma anche ‘Zio Nino’“. La notizia viene diffusa dalle agenzie di stampa nel tardo pomeriggio di oggi, 3 gennaio. Due ore dopo la smentita. L’Accattone è vivo e vegeto. La notizia era una fake news.

“L’Accattone morto a Roma”, ma lui smentisce: “Sono vivo e vegeto”

Antonio Mancini morto? Macché. L’ex boss che ha fatto la storia della Banda della Magliana, è vivo e vegeto“, ha rivelato l’AdnKronos.

La notizia del decesso è una fake news che si diffonde tra i principali media italiani, aggiunge.

A smentire scherzandoci su su in una chat è il diretto interessato: Dicono che sono morto a 85 anni… Pertanto c’ho altri dieci anni assicurati…. “. Mancini soprannominato anche ‘Zio Nino’, oltre che ‘Accattone’ (“proprio per l’ammirazione che ho sempre avuto per Pasolini”, come dichiarò), è stato uno dei protagonisti della criminalità romana tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90. Dal 1994 è diventato un collaboratore di giustizia, ispirando il personaggio di Ricotta in Romanzo Criminale.

Morto Luciano Mancini

Alla base della news che si è rivelata falsa un grave equivoco sulla morte di un ex membro della banda della Magliana.

A chiarirlo è stato il figlio del vero morto: Luciano Mancini, ex esponente della banda, detto ‘er Principe’ che aveva 88 anni ed era stato considerato in passato un investitore dei capitali che provenivano dall’organizzazione criminale. Insomma alla base della notizia di un morto che non lo era, due cognomi uguali, due destini incrociati, finiti protagonisti di uno scambio di persona.

In merito al suo decesso, il figlio Massimiliano ha chiarito: “In queste ore nel dare conto della morte di mio padre, Luciano, c’è stato un errore di comunicazione, legato al fatto che il mio papà aveva lo stesso nome del collaboratore di giustizia, Antonio Mancini, il quale invece è ancora vivo”.