Roma, minaccia di gettarsi da un ponte in pieno centro: salvato in extremis dai caschi bianchi

Gli agenti del Primo Gruppo Prati della polizia di Roma Capitale impediscono a un giovane di lanciarsi nel vuoto

POLIZIA-LOCALE-MORTI-STRADE-ROMA-VIGILI-URBANI-AGOSTO--2023-
A indagare sulla morte del 38enne la polizia locale di Roma Capitale

Si era issato sulla spalletta di ponte Vittorio Emanuele II con l’intenzione di gettarsi nel vuoto. La traiettoria di caduta, sul lato che dà verso Fontana di Trevi, non avrebbe lasciato scampo a un giovane 25enne di nazionalità italiana, poiché la stessa non era in corrispondenza delle acque del Tevere ma con la sponda del fiume lungo la quale si snoda la pista ciclopedonale sottostante.

Gli agenti del Primo Gruppo Prati della polizia di Roma Capitale impediscono a un giovane di lanciarsi nel vuoto

E ‘accaduto introno alle 13.10 di oggi sabato 30 dicembre quando, allertati da una chiamata al numero di emergenza, sono dapprima arrivati a piedi sul posto due agenti del Primo Gruppo Prati della polizia di Roma Capitale che hanno avvicinato con cautela il ragazzo invitandolo a sedersi sul parapetto per evitare che perdesse involontariamente l’equilibrio. Nel frattempo la coppia di vigili è stata raggiunta da una pattuglia con altri tre colleghi e una funzionaria che ha assunto il ruolo di mediatrice ed è riuscita a intavolare un dialogo con l’aspirante suicida.

Il giovane ha spiegato che le sue intenzioni erano direttamente collegate a difficoltà famigliari e alla separazione dei due genitori. Dopo una decina di minuti il 25enne, sentendosi rassicurato è sceso dalla spalletta ed è stato accompagnato presso la nonna e altri parenti che risiedono nel quartiere di Testaccio ai quali gli agenti hanno chiesto se potessero offrirgli ospitalità e se il ragazzo fosse sottoposto a cure farmacologiche o in cura presso specialisti privati.

La vicenda si è conclusa positivamente e non ha avuto ulteriori strascichi trattandosi, tra l’altro, di un caso che non ha richiesto l’applicazione di un trattamento sanitario obbligatorio. Il Tso può, infatti, essere autorizzato dal sindaco soltanto nell’ipotesi in cui la persona in stato di difficoltà dia manifesti segni di isterismo, non sia capace di intendere e di volere al momento in cui viene soccorsa ed essendo completamente fuori controllo debba essere affidata a un centro di igiene mentale che, anche attraverso la somministrazione di farmaci, gli impedisca di essere pericolosa per se stessa o per gli altri.