Non erano passate nemmeno due ore stamattina dall’inaugurazione della panchina rossa contro la violenza sulle donne posta all’interno dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, che lo stesso manufatto ad un tratto è stato l’oggetto di un blitz distruttivo con la necessità di un intervento delle Forze dell’Ordine.
Distrutta e fatta sparire la panchina rossa contro la violenza sulle donne appena inaugurata: sulla seduta riportava il numero utile da chiamare per le vittime
Non vogliono panchine rosse gli attivisti e le attiviste transfemministe, che stamattina per dimostrarlo, al termine dell’inaugurazione di quella contro la violenza sulle donne realizzata per essere posizionata sullo storico vialone dell’Università di Roma “La Sapienza”, l’hanno distrutta durante un sit in di protesta.
Un comportamento immediatamente condannato da tutte le Istituzioni intervenute, con un’immediata dichiarazione della Presidente dell’Assemblea Capitolina Svetlana Celli:
“Condanno fermamente il gesto di protesta che ha portato alla rimozione e alla sparizione della panchina rossa che questa mattina avevamo inaugurato, non solo lanciare un messaggio importante ma anche ricordare che ognuno è impegnato con azioni concrete nella lotta alla violenza sulle donne. Dalle istituzioni, al mondo accademico e allo sport, facendo rete verso la stessa direzione. Dispiace per l’accaduto – ha aggiunto – perché il nostro intento è soprattutto quello di realizzare un vero cambiamento culturale a partire dai giovani, parte attiva di questo percorso. Andremo avanti nel rispetto di chi crede in questa battaglia, alle tante vittime e donne che ancora non sono libere”.
Dall’altra parte, quella cioè di chi ha messo in atto il blitz vandalico, è arrivata dopo un po’ la rivendicazione del gesto attraverso il canale social Instagram “Zaum Sapienza”, dove sono state spiegate per filo e per segno le motivazioni dello sfogo brutale di un nutrito gruppo di attivisti a piazza della Minerva, per placare il quale è intervenuta la Polizia di Stato.
Si tratterebbe di un gruppo composto da una cinquantina di persone, ma solo alcune di loro avrebbero compiuto di fatto il danneggiamento che gli procurerà per il momento una denuncia.
“Non vogliamo panchine rosse – hanno spiegato con cartelli e slogan gli attivisti transfemministi -, noi ci vogliamo vive e pretendiamo ascolto. A noi delle panchine non frega nulla, vogliamo Centri antiviolenza e consultori” – il leitmotiv della mattinata, prima, durante e dopo l’inaugurazione della panchina rossa che ha fatto scattare il sit in e il picchettaggio con cartelli tra cui spiccata anche quello collegato alla casa delle donne Lucha Y Siestà: “Non si tocca”.
Alla protesta iniziata con il presidio del posto simbolo, si è aggiunto poi l’inutile atto vandalico dal sicuro effetto scenico, ma che con la distruzione del manufatto, ha demolito anche le migliori intenzioni delle lecite richieste.