Fiumicino, si laurea e non può più entrare in Italia per studio: confinata in aeroporto

Gli inflessibili addetti all’ufficio immigrazione hanno notificato a Flora un provvedimento di espulsione che l'ha obbligata a restare in aeroporto

Tre giorni bloccata al Terminal 3 dell’aeroporto internazionale di Fiumicino senza potersi lavare né cambiare. L’unica colpa di Xiaoqiang Zeng, chiamata Flora, studentessa 29enne cinese neo laureata in discipline artistiche all’università di Bologna è stato il conseguimento del diploma che ha impedito alla questura del capoluogo della Regione Emilia Romagna di rinnovarle il permesso di soggiorno per motivi di studio.

Gli inflessibili addetti all’ufficio immigrazione hanno notificato a Flora un provvedimento di espulsione che l’ha obbligata a restare in aeroporto

Ma Flora che era tornata a Shangai dalla famiglia per festeggiare con i genitori e i parenti la laurea conseguita in Italia ha scoperto di essere destinataria delle misure di respingimento decise dal ministero dell’Interno nei suoi confronti solo quando, domenica scorsa, 3 dicembre è arrivata all’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino. Sono stati gli inflessibili addetti dell’ufficio immigrazione a spiegarle che, senza permesso di soggiorno di cui aveva comunque chiesto il rinnovo all’inizio dell’anno scorso, doveva ritornare nel suo Paese senza poter mettere piede fuori del principale scalo aereo della Capitale.

A quel punto Flora, esattamente come Tom Hanks, l’incredulo protagonista del film diretto da Steven Spielberg nel 2004 e bloccato a tempo indeterminato nell’aeroporto di New York, ha visto trasformarsi gli asettici spazi dell’aerostazione di Fiumicino in una prigione neanche troppo dorata e senza la possibilità di cambiarsi vestiti e lavarsi, sia pure in modo sommario, perché i suoi bagagli insieme ai suoi documenti e ai suoi effetti personali sono stati presi in carico dai poliziotti addetti ai controlli. 

Mentre la burocrazia si metteva in moto con i suoi biblici tempi e del suo caso veniva avvisata l’ambasciata cinese gli agenti offrivano a Flora acqua e panini per sfamarsi. Per dormire la giovane si è, invece, dovuta accontentare di una fila di sedie in plastica con la prospettiva di dover continuare a restare sequestrata all’interno dello scalo fino alla metà di dicembre, data del biglietto di ritorno che Flora aveva già acquistato. La sua intenzione era, infatti, di passare alcuni giorni con il fidanzato, subito accorso a Roma ma impossibilitato ad accedere alla “zona” interdetta, e incontrare gli altri artisti di Bologna con cui aveva iniziato a collaborare anche per metterli in contatto con l’Istituto d’arte di Shangai allo scopo di organizzare scambi culturali tra Italia e Cina.

In attesa che, tra una scartoffia e l’altra venisse trovata una soluzione, il ricovero forzato di Flora veniva preso in carico anche dall’Assessore ai servizi sociali del comune di Fiumicino, Monica Picca, che “pur non potendo esercitare alcuna funzione su materie afferenti all’esclusiva competenza dello Stato” ha attivato “gli uffici dell’amministrazione per offrire generi di conforto e assistenza a Flora attraverso le associazioni di volontariato presenti sul territorio”.

Nel frattempo la ragazza veniva confortata dagli operatori presenti al Leonardo da Vinci e, con la pazienza tipica degli orientali, attendeva che gli uffici competenti trovassero una soluzione utile a consentirle di ritornare a coltivare la sua passione per la pittura.

Alla fine qualche solerte funzionario è riuscito a trovare il bandolo della matassa. Stando a quanto si apprende da fonti istituzionali che si sono interessate della vicenda Xiaoqiang Zeng sarebbe, infatti, già salita a bordo di un aereo diretto in Cina in esecuzione delle procedure di rimpatrio.