Conclusa la caccia al capo latitante della banda della spaccata, con almeno 10 colpi all'attivo. Il sistema impenetrabile dei furti si avvaleva della rete di protezione dei Campi nomadi
E’ stato estradato da Madrid e ristretto nel Carcere di Rebibbia l’ultimo indagato nell’inchiesta “Ginepro”, perché gravemente indiziato di far parte parte della banda della “spaccata” con all’attivo oltre dieci furti di sportelli ATM in tutta Italia.
L’uomo, R.S. di etnia ROM, secondo le lunghe indagini svolte dai Carabinieri, sarebbe stato il capo del gruppo criminale, e grazie al servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, è stato intercettato e raggiunto dal mandato di arresto in Spagna.
Su S.R. pendeva un mandato di cattura internazionale, dopo che nel mese di agosto del 2016, un’ordinanza del Gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica, aveva portato all’arresto di otto persone e alla denuncia a piede libero di altri tre indagati nell’inchiesta “Ginepro”, per associazione a delinquere specializzata nei furti presso gli istituti bancari. Tra i latitanti c’era appunto l’uomo di etnia ROM, che era il capo.
L’organizzazione criminale si era specializzata nel commettere i furti degli sportelli ATM bancomat/casse continue, con la tecnica della “spaccata” con il carro attrezzi, a cui seguiva l’asportazione di tutto il blocco, che poi veniva trascinato e caricato sul furgone o carro attrezzi ariete, e successivamente svuotato in un posto lontano da occhi indiscreti.
La tecnica di sfondamento e sradicamento dei blocchi ATM, era talmente violento, che nella maggior parte dei colpi eseguiti – dieci in particolare avvenuti a partire dal 13 ottobre del 2015 -, e documentati da Carabinieri tra la Capitale, la provincia di Latina e la Toscana, i danni causati dal carroattrezzi avevano addirittura compromesso la stabilità degli immobili, in cui gli sportelli delle banche erano ubicati, costringendo i Vigili del Fuoco ad evacuare i residenti dagli edifici.
Il sistema dei furti agli sportelli bancomat degli istituti di credito, era poi reso quasi perfetto anche dal fatto che la banda criminale poteva contare sull’appoggio di parenti e amici residenti in diversi campi nomadi sul territorio nazionale, che garantivano supporto logistico al gruppo criminale di base a Roma.
Una rete di protezione e assistenza quasi impenetrabile, in cui era stato fatto obbligo di utilizzare anche una lingua incomprensibile alle forze dell’ordine, per comunicare spostamenti e direttive. Una lingua Rom, che ha reso estremamente più complicata ai Carabinieri l’analisi dei ruoli e la relativa attribuzione di compiti e funzioni dei criminali all’interno dell’organizzazione.
E’ stato anche grazie ad un lungo lavoro di intercettazioni telefoniche ed ambientali infatti, che i Carabinieri hanno infine accertato l’esistenza di un sodalizio criminale dedito a questa tipologia di furti, composto da diverse gruppi, in grado di compiere le spaccate sia nella Capitale che fuori città e in altre regioni, dapprima procurandosi anche in modo illecito furgoni e carroattrezzi, per poi con gli stessi, trasportare il bottino con tutto il dispositivo ATM contenitore, in un luogo sicuro per essere aperto e svuotato.
Il capo banda, l’ultimo rimasto a piede libero è giunto in queste ore a Fiumicino dalla Spagna, estradato e consegnato alle autorità italiane dopo la cattura a Madrid. Si trova ristretto nel carcere di Rebibbia.