Ultimatum dell’Ue all’Italia sui balneari: 2 mesi per trovare la soluzione

Recapitati a Roma i pareri motivati della Commissione europea sui balneari: i dettagli

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Concessioni balneari

Due mesi di tempo per trovare una soluzione al caos balneari. La Commissione europea dà l’ultimatum all’Italia. Una  doccia fredda per i balneari: concessioni solo con i bandi.

Recapitati a Roma i pareri motivati della Commissione europea sui balneari: i dettagli

La Commissione Europea, oggi, 16 novembre, ha inviato all’Italia “un parere motivato sulle concessioni balneari, come seguito alla lettera di messa in mora del 2020“. Lo ha annunciato la portavoce al Mercato Interno Johanna Bernsel.

L’invio della missiva sancisce un passo avanti nella procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkenstein, che impone le gare pubbliche sulle concessioni di demanio marittimo.

Uno Stato membro, una volta che riceve il parere motivato della Commissione su un caso specifico, ha due mesi di tempo per rispondere e adeguarsi alle norme Ue.

L’esito del Tavolo tecnico sui Balneari diffusi dal governo a ottobre, secondo cui la quota di aree occupate dalle concessioni equivale al 33% delle aree disponibili, “non riflette una valutazione qualitativa delle aree in cui è effettivamente possibile fornire servizi di concessione balneare” e “non tiene conto delle situazioni specifiche a livello regionale e comunale”.

È quanto si legge nella lettera, visionata dall’Ansa, recapitata al governo dalla Commissione Ue.

Nel parere motivato, di 31 pagine, Bruxelles chiede all’Italia di adeguarsi alla direttiva sui servizi entro due mesi dal ricevimento della missiva.

In caso contrario, Bruxelles potrebbe scattare il deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione europea che dovrà pronunciarsi.

Come ricalcolare le aree

In primo luogo, tale percentuale del 33 % è calcolata rispetto al totale dell’area demaniale, solo al netto di aree militari e secretate”. Pertanto, il calcolo di tale percentuale non sembra assumere come base di riferimento le aree demaniali effettivamente ed attualmente “disponibili” in capo ai comuni per i servizi di concessione balneare”, riporta la lettera.

In particolare – prosegue la Commissione – il documento chiarisce che sono state incluse anche “le aree di costa di minore accessibilità per condizioni naturali” (“potendo” essere interessate — anche se teoricamente — da “investimenti di riqualificazione tali da renderle attrattive per lo sviluppo di nuove attività economiche”).

Si afferma inoltre che il totale delle aree disponibili “non deve riguardare unicamente le parti sabbiose, ma è da includersi anche la parte di costa rocciosa, poiché su quest’ultima è possibile installare strutture turistico-ricreative”.

A maggio sulla questione balneari era stato istituito un tavolo tecnico a Palazzo Chigi. Le soluzioni, però, sono ancora lontane.

Il mancato adeguamento

La portavoce della Commissione europea per il Mercato interno, Johanna Bernsel, ha spiegato le contestazioni all’Italia.

In una sentenza del 14 luglio 2016 emessa a seguito di un rinvio pregiudiziale del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che la normativa pertinente e la pratica esistente a quel tempo in Italia di prorogare automaticamente le autorizzazioni vigenti delle concessioni balneari erano incompatibili con il diritto dell’Unione”, ha spiegato la Bernsel specificando che “l’Italia non ha attuato la sentenza della Corte“.

Inoltre “l‘Italia da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione“.

La Commissione ritiene quindi che la normativa italiana, oltre a essere incompatibile con il diritto dell’Ue, sia in contrasto con la sostanza della sentenza della Corte di giustizia e crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana. 

La rispoosta di Assobalneari

Il tema delle concessioni balneari viene presentato come complesso, come un nodo difficile da affrontare e da risolvere per i governi che dal 2008 a oggi si sono misurati su questa questioneha premesso Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari – Federturismo Confindustria – Ma la soluzione è più semplice di quanto venga fatta volutamente apparire, e la troviamo in tutta la sua disarmante semplicità leggendo gli articoli 11 e 12 della direttiva Bolkestein. Non c’è nemmeno bisogno di essere giuristi per poterla comprendere”.

Infatti – continua Licordari – l’articolo12 recita così: “Qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per la scarsità delle risorse naturali, gli Stati membri applicano una procedura di selezione”.