Pasta, birra e formaggi prodotti nelle carceri del Lazio: i progetti per il reinserimento sociale dei detenuti

Le produzioni alimentari a filiera corta nelle carceri del Lazio: uno spiraglio di luce per combattere la recidività nel commettere reati

I progetti di produzione nella carceri del Lazio - foto free

Ogni notizia sulla condizione delle carceri nel Lazio è ormai diventata un boccone amaro che sa di sovraffollamento e scarsa sicurezza per la polizia penitenziaria. Per questo alcuni progetti fondamentali nati in questi anni e pensati per il reinserimento sociale soprattutto dei minori, stanno cercando di trasformare la condizione di restrizione in un laboratorio di mestieri nel settore alimentare, per dare una speranza futura a chi ha sbagliato e combattere la recidività dei reati.

Le produzioni alimentari a filiera corta nelle carceri del Lazio: uno spiraglio di luce per combattere la recidività dei reati

La produzione della pasta il cibo per eccellenza, per lo meno in Italia è solo l’ultimo dei progetti nati in un istituto carcerario del Lazio allo scopo di insegnare un mestiere ai giovani detenuti, non uno qualunque peraltro, ma l’arte nobile del pastaio.

L’iniziativa che ha tagliato il nastro nelle ultime ore, è sorta e si spera per restarvi a lungo, nell’Istituto Penale per Minorenni di Roma “Casal Del Marmo” in via G. Barellai, 140, intitolata con l’unico nome possibile per augurargli l’obiettivo sperato “Pastificio Futuro”. Qui, soprattutto adolescenti e ragazzi detenuti, attraverso gli strumenti di lavoro per la produzione della pasta, potranno si spera aumentare la comprensione dei veri valori, per provare a migliorare se stessi e il loro futuro.

“Non è un esercizio commerciale come gli altri, intanto proprio per il luogo scelto per installare il laboratorio che si trova nell’immediata prossimità del carcere” – ha spiegato Alberto Mochi Onori, responsabile della Società Cooperativa Sociale Onlus Gustolibero, incaricata del progetto.

La pasta prodotta poi, non sarà solo un esperimento ad uso e consumo della mensa del carcere ma sarà venduta a supermercati e ristoranti, pretendendo quindi da parte di chi è coinvolto nel ciclo di produzione la serietà, l’attenzione e un comportamento professionale da tenersi strette come una lettera di referenze per il futuro.

Questo straordinario pastificio però non è l’unico progetto fino ad oggi attivato nel Lazio in tal senso. Un’altra iniziativa di reinserimento sociale per detenuti è anche quella delle birre di Vale la pena prodotte a Rebibbia, un progetto di integrazione sociale e professionale nato nel 2014 per iniziativa della onlus Semi di Libertà, nei locali messi a disposizione dall’Istituto Sereni di Roma, e i cui principali destinatari delle attività di produzione, erano e sono i detenuti ammessi al lavoro esterno del carcere di Rebibbia, al fine di contrastare le recidive. Il pub si trova in Via Eurialo, 22 a Roma.

Tre anni dopo, nasceva anche il caseificio di Cibo agricolo libero, un vero capolavoro all’interno della Casa Circondariale femminile di Rebibbia, che si caratterizza per la filiera corta e certificata, sempre migliorata negli anni dalla prima produzione realizzata anche con latte che proveniva da una cooperativa esterna di Poggio Mirteto, in Sabina.

La pasta prodotta nel “Pastificio Futuro” finirà sui banchi dei supermercati

Lo spazio in cui si sta lavorando per produrre la pasta della libertà è un enorme laboratorio di 500 metri quadri, nel quale i macchinari preposti possono produrre oltre 200 chili ogni ora con ben quattro essiccatori, con l’obbiettivo a breve, della produzione di almeno due tonnellate al giorno (4mila confezioni da mezzo chilo). Praticamente una vera azienda che potrà impegnare una forza lavoro di almeno venti giovani detenuti.