Infernetto, benna fa danni nell’ex tenuta di Alberto Sordi. Il Consorzio pronto a risarcire

La nuova proprietaria denuncia i danni arrecati all'ex tenuta di Alberto Sordi dalla benna di un gigantesco mezzo meccanico 

L’enorme cingolato d’acciaio del Consorzio Litorale Nord è parcheggiato con la lunga benna frontale a due passi dall’ex tenuta di Alberto Sordi in prossimità del canale di scolo che garantisce il deflusso delle acque incanalate sin dai tempi delle bonifiche del ‘900 verso le vasche di sollevamento. Fossati che hanno bisogno di una manutenzione continua e che devono essere spurgati e liberati dalla presenza delle erbacce che vi crescono rigogliose sul letto pronto a esondare e a trasformarsi in una vera e propria bomba meteorologica per le centinaia di abitazioni dell’Infernetto che si affacciano lungo quegli argini ammantati di cemento.

La nuova proprietaria denuncia i danni arrecati all’ex tenuta di Alberto Sordi dalla benna di un gigantesco mezzo meccanico

Ma questa volta la benna lunga oltre quindici metri del mezzo meccanico si è trasformata in un maglio che ha abbattuto i rami delle numerose querce che si trovano sul lato opposto rispetto al punto in cui scorre il Canale Palocco. “Uno scempio inimmaginabile a piante protette come le sughere e le farnie che possono vivere sino a 300 anni” protesta Guendalina Napolitano, proprietaria da oltre vent’anni di un fondo appartenuto al grande attore romano Alberto Sordi e che fa parte della Riserva Naturale Statale di Castel Fusano all’altezza di via Marebbe presso cui si trova il fossato. “E’uno scenario di guerra -incalza la donna- e non si capisce davvero il motivo per cui, invece di provvedere allo sfalcio del fondale questo macchinario si sia girato dalla parte opposta abbattendo, oltre che la recinzione che divide la mia proprietà dallo sterrato, all’incirca altri quattrocento metri lineari di una zona boschiva soggetta a tutela”.

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La storia della tenuta appartenuta al grande attore comico romano

Un grande parco ricco di storia. Una storia che risale alla metà del secolo scorso. Negli Anni Cinquanta e sessanta l’Infernetto era una sorta di nuova frontiera. Un luogo per avventurieri diventati titolari dei terreni oggi occupati da una vasta zona edificata che si trova a ridosso del Lido di Ostia. Un tempo alcuni di questi appezzamenti appartenevano alla Scalera film, una società di produzione cinematografica fondata, nel 1939, su suggerimento di Benito Mussolini da due costruttori edili, i fratelli napoletani Salvatore e Michele, e trasformatasi rapidamente nella più rinomata casa di produzione italiana attiva nel mondo della celluloide anche grazie ai corposi finanziamenti ricevuti dalle prime leggi sul cinema.

La Scalera realizzava pellicole e investiva gli incassi nell’acquisto di terreni che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, furono in parte protagonisti dell’enorme sviluppo urbanistico di Roma verso il suo litorale. Tenute, boschi e campi adibiti a seminativo sottratti alle paludi e poi entrati nel mirino dell’abusivismo edilizio. Proprietà che Scalera film utilizzava anche per retribuire in natura, ed è proprio il caso di dirlo, gli attori ingaggiati per realizzare le sue pellicole, inclusi quelli destinati a diventare più famosi come Alberto Sordi che recitò, tra l’altro, ne “Il bravo di Venezia” un film uscito nel 1941 dagli stabilimenti dell’impresa in seguito caduta in disgrazia dopo la fine del fascismo e dichiarata fallita nel 1952.

Fu così che i 12 ettari del fondo situato oggi all’interno della Riserva Naturale statale del Litorale Romano, entrarono a far parte del patrimonio del grande attore romano protagonista dell’avanspettacolo e poi di tante esilaranti e anche tragicomiche produzioni come il film la “La Grande Guerra” del 1959, in cui Sordi fu al centro di una memorabile interpretazione al fianco di Vittorio Gassmann.

Lì, a due passi dal mare, sorge un’enorme isola ecologica ed etologica, un habitat eletto a dimora da numerose specie di uccelli e di animali. Una zona pressoché indisturbata che, non a caso, ha fatto da cornice alla realizzazione di tantissimi lavori che hanno contribuito a fare la storia del cinema italiano. Sordi ha mantenuto la proprietà del fondo sino al 2000, sei anni dopo aver diretto e sceneggiato “Nestore, l’ultima corsa” una pellicola in cui Gaetano, il protagonista che di mestiere fa il vetturino di una “botticella”, una delle tante trainate da cavalli a beneficio dei turisti in visita alla Capitale, viene licenziato perché ormai ritenuto troppo vecchio proprio come Nestore il suo fedele cavallo per il quale si prospetta il tragico destino della macellazione al mattatoio di Testaccio.

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Tronchi divelti che si sono abbattuti sulla rete di recinzione dell’ex tenuta di Alberto Sordi all’Infernetto -canaledieci

La vendita del terreno e il subentro dei nuovi intestatari

Nel 1999, con la consulenza dello studio del suo commercialista di fiducia, l’Albertone nazionale decide di vendere la sua preziosa tenuta. “Ho conosciuto Sordi quando si è trattato di definire gli accordi per perfezionare il contratto di compravendita -ricorda Guendalina Napolitanolo ricordo serio, ma sempre cordiale e gentile. Uno che doveva averne viste tante in vita sua e che grazie al successo si era garantito una certa tranquillità. Dava l’impressione di una persona che era stata capace di cristallizzare il tempo andando a vivere nella villa di via Druso, a due passi dalle Terme di Caracalla, dove abitava con le sue due sorelle. Aveva un solo rammarico. Ricordava benissimo che, quando la Scalera film gli cedette come contropartita per le sue prestazioni la tenuta, gli era stato anche promesso che il terreno sarebbe stato trasformato in una zona edificabile ad alta redditività. Non accadde nulla di tutto ciò e il suo terreno rimase inutilizzato per decenni mentre tutto intorno si espandevano a macchia d’olio le nuove zone residenziali. Alla fine il comune gli propose di rilevare il fondo ma Sordi che era una persona fatta all’antica si rifiutò di cederlo per una questione di principio. Fu così -prosegue la proprietaria- che decise di venderlo a noi assicurandoci che sarebbe stato disponibile a testimoniare in merito ad eventuali ricorsi utili a ricostruire la questione della edificabilità. Non ne ebbe il tempo perché il 24 febbraio del 2003 morì e venne sepolto presso il Cimitero monumentale del Verano. Gli ultimi avvenimenti che sono un ulteriore affronto alla storia secolare di questa zona del parco mi lasciano indignata e per questa ragione –conclude Napolitano– mi sono rivolta ai anche ai carabinieri forestali”.

La replica del consorzio di bonifica Litorale Nord

Intanto il Consorzio di Bonifica Litorale Nord, dopo la segnalazione pervenuta, ha provveduto ad effettuare un sopralluogo sul sito dell’intervento. “E’stato constatato – fa sapere l’ente in una nota- che, durante le lavorazioni di espurgo del Canale Palocco, il braccio del mezzo meccanico ha urtato alcuni rami bassi della sughereta adiacenti la fascia di rispetto ma che ne impedivano il regolare passaggio e che, cadendo hanno danneggiato parte di una recinzione privata. Abbiamo prontamente contattato la proprietaria del fondo concordando un intervento di ripristino della rete perimetrale”.

Il Consorzio è il primo alleato dell’ambiente -prosegue la nota- tutti gli interventi vengono programmati affinché la tutela della vegetazione e della biodiversità venga rispettata ma, al tempo stesso, per garantire la sicurezza idraulica di un territorio ad altissimo rischio idrogeologico e in rare occasioni, nel caso in cui non sia possibile intervenire diversamente, siamo obbligati a mettere al primo posto la tutela dei cittadini. La scorsa settimana nei pressi dell’area della segnalazione è stata effettuato un intervento di manutenzione straordinaria su un tratto di stradale interessato da vegetazione infestante che limitava altamente la visibilità e che metteva a rischio l’incolumità di automobilisti e pedoni. L’ente lavora in sinergia con le amministrazioni locali, i comitati cittadini e i singoli contribuenti affinché l’attività che svolge costituisca una risorsa da mettere a disposizione della collettività per governare la sicurezza di un territorio vastissimo, eterogeneo e caratterizzato da moltissime criticità”.

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Un’altra immagine dei danni procurati alle piante secolari situate in prossimità del Canale Paòlocco -canaledieci.it