Calenda (Azione): “Ostia divenga comune autonomo”. Ferrara (M5S): “Visione elitaria”

Mentre il sindaco toglie il potere sugli arenili, scontro di vedute tra Carlo Calenda e Paolo Ferrara sull’ipotesi separatista di Ostia dal Comune di Roma

zona gialla Litorale
(Foto Emanuele Valeri)

Per Carlo Calenda di Azione l’unico futuro possibile per Ostia è quello di distaccarsi amministrativamente dal Comune di Roma: la gigantesca macchina burocratica del Campidoglio mai ce la farebbe a gestire con dignità l’area marittima che ha esigenze specifiche. A “difendere” il Campidoglio, interviene il consigliere comunale del M5S Paolo Ferrara che ha già votato insieme con la Sinistra per la sottrazione delle deleghe sulle spiagge al X Municipio: “Visione elitaria, no a Ostia come un club per privilegiati“.

Mentre il sindaco toglie il potere sugli arenili, scontro di vedute tra Carlo Calenda e Paolo Ferrara sull’ipotesi separatista di Ostia dal Comune di Roma

Nell’indifferenza dei comitati autonomisti e degli operatori economici sull’ipotesi di distacco di Ostia da Roma, diventato non più rinviabile dopo lo smacco della riduzione del decentramento amministrativo da parte del Campidoglio, a rilanciare la questione separatista sono il leader di Azio, Carlo Calenda, e il proconsole romano del M5S, Paolo Ferrara.

«Tutta la chiacchiera di Gualtieri di dare più poteri ai Municipi è inesistente, a Ostia hanno appena levato la responsabilità sugli arenili – tuona, al Forum Adnkronos, Calenda sulla vicenda che abbiamo raccontato in questo articoloOstia, l’area marittima non il retro Ostia, deve diventare un comune indipendente perché un comune marittimo ha delle logiche completamente diverse da quelle cittadine. Ostia non può essere seguita come dovrebbe perché è un pezzo di un’amministrazione gigantesca. In confronto a Ostia, Fiumicino è gestita cento volte meglio». “I cittadini di Ostia sono abbandonati a se stessi e la recente delibera del Consiglio comunale di Roma è una sconfitta dopo dieci anni di politiche del decentramento. Ora l’unica strada è l’autonomia. Calenda ha ragione. La città di Fiumicino con l’autonomia è cresciuta, senza Ostia è morta” gli fa eco Alessio D’Amato,  Consigliere della Regione Lazio di Azione.

La propaganda di Calenda su Ostia è semplicemente inaccettabile – ribatte Paolo Ferrara, Rappresentante al Consiglio Nazionale M5S per la Circoscrizione Centro Italia e Vicepresidente dell’Assemblea Capitolina – Questo signore dei Parioli vuole Ostia comune indipendente, sì, ma non racconta che la proposta prevede solo le parti che gli fanno comodo: Ostia Antica e il lungomare. Poco gli importa se così lascia in disgrazia 130.000 abitanti in quello che lui chiama senza rispetto ‘il retro Ostia’. Invece quello di Acilia, Centro Giano, Infernetto, Casal Palocco, Bagnoletto e così via è un territorio che offre tantissimo e su cui bisogna investire, dal punto di vista dello sviluppo economico e della prevenzione idrogeologica, in particolare degli allagamenti. Quella di Calenda è una visione a dir poco elitaria che renderebbe l’entroterra la periferia della periferia, un’area che finirebbe per affacciarsi non sul mare ma su un altro comune. Non funziona così: bisogna pensare allo sviluppo di tutto quello che è oggi il decimo Municipio, e non trasformare un pezzo di Ostia in un club per privilegiati”.

In realtà Ferrara mente sapendo di mentire perché nell’area disegnata dal silente comitato per Ostia e Ostia Antica Comune non c’è solo “il lungomare, lasciando intendere maliziosamente l’affare delle concessioni balneari sulle quali lui stesso ha votato per il controllo dei poteri da Roma, ma anche tutte le aree che aspettano da decenni soluzioni amministrative: il villaggio dell’Idroscalo, tutto il malconcio quartiere popolare di Nuova Ostia, la pineta di Castelfusano distrutta dalla noncuranza comunale, Stagni e Longarina in attesa di collegamenti pedonali e ciclabili sicuri verso la stazione, la zona di Canale della Lingua inserita da quasi tre lustri nei toponimi che il Campidoglio non vara.

Ferrara che conosce bene queste realtà e le ignora per additare Calenda di propaganda, sa tanto di bue che dice cornuto all’asino.

Alla polemica si aggiunge anche Emanuela Droghei che ben conosce i limiti amministrativi della gestione di un municipio: del Decimo, infatti, l’attuale consigliera regionale e coordinatrice segreteria Pd Roma è stata assessora. Lo è stata nella giunta sciolta per l’arresto del presidente suo compagno di partito Andrea Tassone, lasciando in eredità il commissariamento per infiltrazioni mafiose. «Vedo che la campagna elettorale è cominciata. Ma non lasceremo che si faccia sulla pelle dei cittadini del Municipio X. Il funzionamento amministrativo è un tema serio. Ostia non è un corpo estraneo alla Capitale e D’Amato, stia tranquillo, non convincerà nessuno del contrario» è il tweet di Droghei.